Partito Comunista Internazionale Corpo unitario e invariante delle Tesi del Partito

Terza Internazionale Comunista
5° Congresso - giugno-luglio 1924
PROGRAMMA D’AZIONE PRESENTATO DALLA MINORANZA DI SINISTRA DEL P.C.d’I.



Presentazione, 2021
 
1. Valutazione della situazione.

2. Atteggiamento del Partito Comunista d’Italia di fronte al fascismo.
3. Atteggiamento verso i Partiti di opposizione.
4. Problemi particolari relativi ai rapporti col partito massimalista.
5. Lavoro nei sindacati.
6. Lavoro tra i contadini.
7. Questioni di organizzazione.


 
 
1. Valutazione della situazione

Il fascismo, in tutta la ampiezza del suo sviluppo, rappresenta un tentativo di unificare l’azione politica dei diversi gruppi sociali delle classi privilegiate (capitalismo industriale, finanziario, commerciale, grande proprietà fondiaria) allo scopo della conservazione del regime borghese e della lotta contro le forze rivoluzionarie.

Nel suo primo periodo, sfruttando il successo della manovra antirivoluzionaria dei governi borghesi di sinistra, il fascismo ha avuto il carattere di una mobilitazione delle classi medie, appoggiate dallo Stato e dalla borghesia, e un inquadramento a tipo militare degli effettivi sociali di queste classi per l’azione violenta e terroristica contro il proletariato e le sue organizzazioni rosse.

Dopo la disfatta della classe operaia, dovuta alla manovra combinata della democrazia e del fascismo e alla impotenza del vecchio Partito socialista, il fascismo, avendo sviluppato una organizzazione politica molto vasta, ma priva di alcun programma di rinnovamento sociale, si installò al potere a mezzo di un compromesso con la classe dirigente tradizionale, pur sbarazzandosi brutalmente della maggior parte delle personalità e delle cricche politiche tradizionali.

La conquista del potere e il suo esercizio da parte del fascismo si sono effettuati mediante lo schiacciamento e la dispersione del proletariato, il quale tuttavia, nella sua enorme maggioranza è rimasto sul terreno dell’odio per il fascismo. Le classi medie e probabilmente una parte dei contadini hanno conservato durante un primo periodo l’illusione che il movimento fascista fosse la realizzazione dei loro interessi sociali, ma l’opera del governo fascista ha respinto progressivamente queste classi verso un atteggiamento di delusione, malcontento e opposizione.

L’affare Matteotti ha rilevato in modo improvviso, per l’intervento di riflessi sentimentali, il grado raggiunto da questo malcontento tra le classi medie e ha determinato una spinta della massa operaia verso la ripresa coraggiosa della lotta aperta di classe. Il governo fascista ne esce indebolito e il processo di decadenza del fascismo ne risulta singolarmente accelerato.

È possibile che il fascismo, il quale conserva quasi intatta la sua organizzazione politica e militare, si lasci trascinare a una violenta reazione, ma è molto più probabile che sia ricondotto da una gran parte della opinione pubblica borghese all’impiego del metodo politico di sinistra. In questo caso ci si deve attendere un’ulteriore evoluzione della politica di Mussolini verso un governo di coalizione borghese il quale finirà per comprendere il partito riformista.

Le classi medie resteranno in una posizione di incertezza tra l’apparente soddisfazione e le piccole concessioni che loro potrà fare un governo di questo genere. Il proletariato, il quale, in caso si produca una nuova ondata reazionaria, vedrà rinviato ma non definitivamente impedito il suo ritorno offensivo, riuscirà probabilmente d’ora in avanti a imporre la sua libertà di organizzazione e di azione in misura sempre crescente.

Tutto lascia supporre che le possibilità di azione del Partito Comunista d’Italia saranno sensibilmente allargate.
 
 
2. Atteggiamento del Partito Comunista d’Italia di fronte al fascismo

Il Partito Comunista d’Italia appoggerà sopra una critica marxista approfondita la sua propaganda, la sua polemica e la sua agitazione contro il fascismo al potere.

Esso non dissimulerà mai di essere il Partito che si propone di abbattere con la violenza rivoluzionaria la dittatura borghese, sia che essa si organizzi nella forma fascista, sia che si nasconda dietro la maschera della democrazia. Ciò si riferisce non solo alla critica teorica ma ad ogni manifestazione politica e parola di lotta del Partito.

Il Partito affermerà sempre che è col concorso della grande massa che esso si propone di giungere a questa battaglia rivoluzionaria, ma in pari tempo, non appena la situazione lo permetterà, esso cercherà di prendere nelle sue mani il controllo organizzato dei conflitti armati parziali che sono sempre scoppiati e scoppieranno sempre contro le forze fasciste. Fin d’ora è possibile tecnicamente porre le basi di questo lavoro per ciò che concerne il livello organizzativo e l’armamento.

 
 
3. Atteggiamento verso i Partiti di opposizione

Dividiamo questi partiti in tre gruppi:

a) L’opposizione borghese (democratici liberali, come Nitti, Amendola, Albertini, Agnelli, Meda ecc.), che bisogna attaccare e smascherare come una forza di conservazione borghese che vuole ripetere ai danni del proletariato le manovre controrivoluzionarie del giolittismo classico.

b) I partiti e gruppi delle classi medie e contadine (sinistra e centro-sinistra del partito popolare, partito dei contadini, movimento di D’Annunzio, dell’Italia Libera, della "Rivoluzione Liberale", destra del Partito repubblicano ecc.), in confronto dei quali bisogna sostenere la incapacità assoluta e la viltà quasi senza eccezioni degli stati maggiori nella lotta contro il fascismo e nella difesa degli interessi che a loro sono confidati. Bisogna perciò appoggiarsi, soprattutto per i movimenti più antichi, nei loro precedenti di collaborazione, durante la guerra e dopo la guerra, con la politica dei governi borghesi. Mediante la critica diretta e aperta bisogna mettere in luce la cause della delusione degli strati sociali che si raccolgono intorno a questi gruppi e denunciare la loro impotenza in quanto essi non osano portare la loro opposizione al fascismo fuori dal terreno della legalità e del pacifismo sociale. Lottando contro questa funesta illusione e il pericolo che essa contagi la classe operaia, si presenterà sempre apertamente la necessità che la lotta antifascista rivoluzionaria sia guidata dal proletariato e dominata dalla prospettiva dello sbocco nella sua dittatura; sola alternativa che si possa opporre alla dittatura borghese fascista la quale soffoca pure gli elementi meno fortunati delle classi medie.

c) I partiti che si richiamano alla classe operaia pur mancando di un programma e di una tradizione rivoluzionaria (sinistra dei repubblicani, socialisti unitari, massimalisti e anche sindacalisti anarchici). Anche nei confronti di questi partiti la critica e la polemica comunista dimostreranno che essi non potranno mai condurre il proletariato alla vittoria e che tutta la storia delle lotte sociali in Italia è una condanna e una liquidazione della loro tradizione borghese e piccolo-borghese, non meno che della tradizione della democrazia, alla quale sono più o meno collegati. Questa critica e questa polemica dovranno essere incessanti e molto energiche. Bisogna approfittare di tutte le occasioni e di tutte di tutte le esperienze per combattere quella tendenza a una falsa unità che consiste nel preconizzare la formazione di un grande partito operaio il quale raccolga le differenti scuole politiche oppure un blocco di questi partiti costituito allo scopo di creare uno stato maggiore del proletariato.

 Ogni "cartello" politico con i partiti dei tre gruppi è assolutamente escluso, sia che si tratti di organi centrali nazionali, sia che si tratti di organizzazioni locali. Il Partito Comunista impiegherà, approfittando di tutte le possibilità, la tattica del fronte unico facendo appello alla unità delle forze proletarie e semiproletarie sul terreno delle organizzazioni di ogni genere, esistenti o nascenti, nei quadri delle quali si trasporti la lotta dei partiti politici. Questa azione, allo stesso modo dell’appello diretto ai lavoratori militanti e simpatizzanti con altri partiti, si applicherà nello avvenire immediato nei confronti delle masse che seguono i partiti del terzo gruppo e (dopo una certa preparazione) anche la sinistra del partito popolare e del partito dei contadini. In uno sviluppo acuto della situazione verso l’instabilità del regime, una tattica di questo genere dovrà prendere in considerazione anche gli strati sociali che sono attualmente raccolti dietro i partiti del secondo gruppo. Questa tattica tende all’unità delle masse operaie e contadine e anche piccolo-borghesi sotto il controllo del Partito, e il successo di essa è in relazione con la liquidazione e demolizione progressiva dei partiti opportunisti e semiborghesi di cui si tratta.
 
 
4. Problemi particolari relativi ai rapporti col partito massimalista

Fra i gruppi opportunisti, il partito massimalista è il più pericoloso soprattutto in un periodo di situazione incerta perché esso di basa sopra la combinazione della demagogia con la poltroneria. Questo partito deve essere apertamente denunciato come nemico della causa proletaria. La tradizione del suo nome e del suo giornale deve essere spinta verso una liquidazione definitiva. A questo scopo non lo si accetterà come un partito simpatizzante nell’Internazionale, non si formerà e non si appoggerà né ufficialmente né ufficiosamente il pericoloso equivoco di una frazione di sinistra nel suo seno.
 
 
5. Lavoro nei sindacati

Allo scopo fondamentale di estendere rapidamente e solidamente la sua influenza sopra le masse, il Partito Comunista dovrà condurre un’agitazione intensa per la riorganizzazione del movimento operaio, e ricostituire parallelamente la rete delle sue funzioni sindacali, dal gruppo comunista d’officina (composto di compagni e di operai senza partito che non siano membri di altri partiti) fino al comitato sindacale nazionale comunista, il quale non deve essere un ufficio di partito, ma la centrale di una frazione comunista del movimento operaio. Per le elezioni nelle officine, il partito praticherà il blocco con i partiti del terzo gruppo (nel senso che appoggerà delle liste comuni delle organizzazioni rosse) fino a che la lotta sindacale non ritrovi la possibilità di uno sviluppo più libero. Il Partito coglierà un momento favorevole per proporre sia l’unità sindacale rossa nazionale, sia una alleanza dei sindacati sovra un piano di rivendicazioni comuni. La situazione dirà, in relazione con l’influenza che conserveranno i capi riformisti della Confederazione del lavoro, se è necessario applicare la tattica delle "sinistre sindacali" allo scopo di rovesciarli. Se le possibilità di lavoro sindacale saranno minori di ciò che è supposto nella proposizione precedente, in partito dovrà concentrare la sua attività e il suo lavoro sul legame sistematico con le officine allo scopo di formare non solo un apparato interno, ma anche una rete per la manovra delle grandi masse.
 
 
6. Lavoro tra i contadini

Dato che la organizzazione, la propaganda, la stampa e la influenza elettorale e politica del partito si estendono già tanto ai centri urbani quanto nelle campagne, si tratta di intensificare il nostro lavoro di agitazione del programma agrario comunista con i mezzi di cui già disponiamo esigendo che questo lavoro venga compiuto da ogni organo e membro del Partito. Per giungere ad estendere in misura conveniente questa attività, occorre contare sulla riorganizzazione dei sindacati dei salariati agricoli e delle leghe dei mezzadri e dei piccoli fittavoli. Per ciò che concerne i piccoli proprietari, la questione del partito dei contadini deve essere posta all’ordine del giorno. Non si deve in nessun modo incoraggiare la formazione di un Partito politico autonomo dei piccoli proprietari, ma la organizzazione di una associazione di difesa degli interessi economici dei contadini, a carattere elettorale, e verso questa associazione si adotterà la tattica della penetrazione e del fronte unico.
 
 
7. Questioni di organizzazione

Il lavoro di organizzazione legale e illegale continuerà secondo la esperienza già acquistata dal partito. Verrà studiato un sistema di collegamento interno che permetta una rappresentanza almeno consultiva delle organizzazioni del partito alla periferia, a lato dell’apparato di esecuzione che parte dalla centrale. Verrà riorganizzata la sezione agraria del partito. Occorrerà sistemare la stampa e assicurarle maggiore risonanza nella politica e nell’agitazione del partito. Verrà meglio organizzata la raccolta dei fondi per la stampa e per la propaganda, eccellente mezzo di collegamento con la massa anche là dove le possibilità di azione sono estremamente limitate. Verrà data maggior attenzione al soccorso dei perseguitati politici.

I terzinternazionalisti entreranno subito nelle organizzazioni locali. Una revisione generale dei membri del partito avrà luogo immediatamente e sarà fatta con particolare attenzione nel confronto con i nuovi entrati, ma con la loro collaborazione alla revisione stessa.

I terzini non occuperanno alcun posto negli organi centrali. Essi parteciperanno soltanto agli organismi elettivi e saranno nominati funzionari soltanto per coprire i posti i quali non abbiano carattere individuale.
 

L’Unità, 30 dicembre 1925.