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L’Alienazione nel Mondo del Capitale
Il Partito Comunista - n. 195 del 1991
L’alienazione è inseparabile dal modo di produzione capitalistico. L’uomo alienato è, appunto come dice il termine, l’uomo separato da sé stesso, l’uomo divenuto «altro» a sé stesso.
Questo perché nel mondo del capitale, dove unica legge è il profitto e dove tutto è merce, l’uomo è una merce tra le altre in vendita sul mercato, ed è merce che cerca di vendere se stessa al migliore offerente. Questa è per l’appunto la libertà borghese, quella libertà di cui oggi godiamo, e che dalla rivoluzione francese è arrivata fino ad oggi: la libertà per il proletariato di vendere la propria forza lavoro al migliore offerente, nonché la libertà di morire di fame in quei momenti di crisi di sovrapproduzione in cui tale merce è richiesta in misura notevolmente inferiore. Questa schizofrenia, questa separazione dell’uomo dal proprio lavoro e quindi da sé stesso non può che riflettersi nell’ideologia borghese comunemente accettata dai proletari come dai borghesi.
Ovviamente chi è separato da sé stesso è anche separato dagli altri, ed ecco quindi aprirsi quotidianamente sotto i nostri occhi un mondo atomizzato e frammentato, un mondo leibniziano fatto di monadi impazzite, prive di porte e di finestre, perché hanno la presunzione di bastare a se stesse, perché chiuse nel proprio egoismo e nel proprio ridicolo e tragico individualismo.
Possiamo dire che il capitalismo è una forma di religione monoteistica poiché cristiani, «laici» ed atei venerano tutti lo stesso dio, il denaro, a cui vengono fatti quotidiani e numerosi sacrifici umani. A tale divinità vengono infatti sacrificate l’onestà, la dignità, la sincerità, l’amore e infine la vita stessa degli uomini. In tale modo atomizzato ed individualistico al massimo grado in realtà l’individuo non esiste più: esistono solo le persone nel senso originario del termine. Il termine persona deriva dal greco, e stava ad indicare la maschera dietro alla quale però non c’era nulla, la maschera sul nulla, la maschera il nulla. Al fondo dell’ideologia borghese, nelle varianti religiose e non, c’è infatti il nulla. Il mondo del capitale è quindi il tempio degli adoratori del nulla, dove i fedeli, per unione mistica con la divinità, si identificano anch’essi con il nulla. È un mondo da cui gli uomini sono spariti perché trasformati in statue di sale, come nel racconto biblico, per non aver saputo o potuto distogliere lo sguardo dal nulla. È un mondo dominato in misura sempre maggiore dall’indifferenza, dove gli uomini sembrano sempre meno capaci di indignarsi per le cose per cui vale la pena indignarsi, e sempre meno capaci di entusiasmarsi, sempre meno capaci delle cose che richiedono coraggio e disponibilità a rischiare se stessi. Si ha spesso l’impressione quindi di vivere in un mondo di zombi, di morti che camminano, indifferenti al dolore, all’ingiustizia, alla generosità.
Per noi comunisti, che rimaniamo fuori dall’affollato tempio degli adoratori del nulla, non è certamente un bello spettacolo vedere che spesso i proletari smarriscono il senso di solidarietà che dovrebbe esserci tra di loro, come quando nel periodo della guerra Usa-Iraq, la preoccupazione maggiore tra i proletari occidentali sembrava quella per un possibile aumento del prezzo della benzina, e non per la sorte dei loro fratelli proletari, sia dei proletari arabi vittime della guerra che dei proletari immigrati laggiù, protagonisti di un tragico esodo.
Tutto ciò non può però stupirci, perché non lo spieghiamo con la malvagità o con la stupidità umana, ma con la necessità storica dell’affermarsi prima, e del dispiegarsi dopo, fino alla putrefazione, del modo di produzione capitalistico, e quindi con l’ideologia ad esso connessa. Tale ideologia si sgretolerà quando il modo di produzione capitalistico, per la stessa necessità per cui è sorto, avrà fine. Non coltiviamo quindi l’illusione, di tipo missionario o illuministico, di «ridare la vista» a coloro che sono alienati con le parole e la persuasione. Naturalmente ciò non significa rinunciare ad una necessaria e doverosa opera di propaganda. L’ideologia borghese corrompe tutti, anche i proletari: del resto è in primo luogo per essi che viene creata. Ciò non significa però mettersi nelle mani del pessimismo o di atteggiamenti rinunciatari, ma al contrario guardare alla realtà come è e non come vorremmo che fosse, per partire da essa e realizzare ciò che oggi non è in nessun luogo, e quindi in tal senso è un’utopia, ma che domani sarà dappertutto: il Comunismo. Il Comunismo, diceva Marx, è la negazione della negazione: è la negazione del capitalismo, caratterizzato dalla legge del profitto e dalla conseguente alienazione umana ed è pertanto la negazione dell’uomo.
La negazione di tale negazione è quindi l’affermazione dell’uomo. Nei momenti in cui precipita la situazione rivoluzionaria vedremo poi, come abbiamo già visto in passato, che anche coloro che sembrano non vedere, non sentire e non capire, poi vedono, sentono e capiscono, e si schierano per la maggior parte dalla parte giusta. Lazzaro si è già svegliato nel 1848, nel 1871 e nel 1917 e, non sappiamo dove e quando ma sicuramente, si risveglierà ancora.