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"Prometeo" |
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Luxemburg e Liebknecht capi rivoluzionari e comunisti |
Il 2 gennaio 1919 l’unione Spartaco rompeva tutti i rapporti organizzativi con il partito indipendente e costituiva, nella conferenza di Berlino, il Partito Comunista. Mentre questo processo costruttivo dell’organo chiamato a dirigere le lotte proletarie, che si affacciavano alla ribalta politica nel vulcano degli avvenimenti del dopo-guerra, seguiva un corso accelerato sotto la direzione di Liebknecht e di Rosa Luxemburg, il proletariato russo, sotto la direzione ferma del partito bolscevico, respingeva in una lotta disperata tutti gli attacchi combinati del capitalismo coalizzato.
Ma quali erano le condizioni reali dei rapporti di forza in questa epoca in Germania?
Dopo gli avvenimenti del novembre 1918, dopo la costituzione del governo provvisorio con la coalizione dei due partiti socialisti, maggioritari ed indipendenti, la disfatta dell’imperialismo tedesco aveva provocato una tale disorganizzazione dello stato e di tutta la sua superstruttura, da porre, con la radicalizzazione delle masse che vi corrispondeva, le premesse favorevoli per il proletariato per passare alla conquista del potere politico.
Mentre il proletariato russo era già passato all’organizzazione dell’armata rossa e rappresentava già, alla vigilia dei movimenti insurrezionali del novembre 1918 in Germania, un appoggio potente per la vittoria proletaria, la social-democrazia operava alacremente per la salvaguardia dell’edificio barcollante del regime capitalistico.
Le teoria dei Kautsky, dei Bauer consisteva nel rappresentare la via d’uscita proletaria della situazione come un elemento che avrebbe servito di pretesto ai differenti capitalismi usciti vittoriosi dalla guerra per un’immediata invasione del territorio, quello che avrebbe significato in definitiva la disfatta certa della classe proletaria.
L’inconsistenza di questa argomentazione è provata da tutti gli avvenimenti che si susseguirono.
Mentre i Kautsky ed i Bauer fornivano le migliori armi nei momenti decisivi alla difesa del regime borghese, nel disorientare le masse quando invece tutte le condizioni esistevano per l’assalto al potere, gli Scheidemann ed i Noske dovevano poi, nelle giornate di gennaio del 1919, completare quest’opera traditrice nell’erigersi alla funzione di boia della classe operaia.
Fino dai primi giorni dell’insurrezione, quando particolarmente i soldati ed i marinai rispondevano agli appelli degli spartachisti, quando nelle strade di Berlino sembrava che dovesse decidersi delle sorti della rivoluzione tedesca, la socialdemocrazia sia maggioritaria che indipendente si moltiplicava per annichilire lo slancio irrompente delle masse, si metteva a completa disposizione “della patria in pericolo” presentando gli insorti come dei “selvaggi”, mobilizzando tutte le forze per impedire l’estensione del movimento in un primo tempo, mettendosi poi alla direzione del massacro del giovane partito comunista.
Le decapitazione selvaggia del movimento comunista che seguì alle giornate tragiche della metà gennaio a Berlino marca una tappa importante di arresto del movimento proletario.
La disfatta del proletariato tedesco si rifletteva di poi nella disfatta di una serie di rivoluzioni iniziatesi nei diversi paesi e nelle difficoltà del corso consolidativo della rivoluzione russa.
Se questi erano i riflessi negativi della disfatta non bisogna dimenticare gli elementi positivi che essa conteneva.
Questo primo battesimo del fuoco della lotta armata del giovane partito comunista, la funzione aperta della social-democrazia come cane da guardia del regime capitalista, erano gli elementi determinanti nell’orientamento delle masse social-democratiche verso il comunismo, verso la rivoluzione russa.
Liebknecht e Rosa Luxemburg rappresentano, nel quadro di questi eventi, le figure indistruttibili dell’azione proletaria verso la costituzione del suo partito di classe: il partito comunista.
La rottura più radicale con tutte le tendenze della social-democrazia viene sancita con gli avvenimenti di gennaio. Questi avvenimenti avrebbero potuto avere riflesso favorevole nel corso successivo delle future lotte proletarie. Il 1921, ed in particolare il 1923 trovavano in questi avvenimenti le lezioni suscettibili di orientare il movimento proletario verso la vittoria.
Ma anche questa volta la direzione opposta doveva essere seguita. Non verso la lotta immediata e diretta della conquista del potere politico ma verso l’alleanza con la frazione di sinistra della social-democrazia, il blocco con Zeigner in Sassonia.
Gli episodi del 1919 escludevano questa prospettiva, e non è a Liebknecht e Rosa che si può imputare tale errore, anzi, tutta la loro attività, e particolarmente i loro ultimi istanti di vita, escludono a priori questa prospettiva. Il centrismo [lo stalinismo, ndr], vuole far ricadere su Liebknecht e Rosa le responsabilità della disfatta del 1923 presentando le loro posizioni come delle posizioni “centriste” perché, a parere loro, essi avevano ritardato la scissione con gli indipendenti proprio quando la situazione richiedeva una direzione ferma e capace di condurre le masse in ebollizione verso i suoi obbiettivi finali.
Il centrismo vuole con questo ridurre le proprie responsabilità nella disfatta del 1923 accusando Liebknecht di avere una posizione falsa sul ruolo del partito, in quanto già nella II Internazionale egli si sarebbe sottomesso al concetto della spontaneità della massa venendo così a ridurre il ruolo di direzione dell’avanguardia proletaria, posizione combattuta dai bolscevichi.
Ridotto in questi termini il problema dell’attività degli spartachisti, cioè dell’insufficienza nella comprensione del problema centrale “la direzione indipendente e decisiva delle lotte proletarie”, i movimenti del 1919, la costituzione del partito del 2 gennaio, appaiono come un avvenimento in ritardo risultante da pretese posizioni semi-mensceviche sostenute precedentemente in contrapposizione con la frazione bolscevica della II Internazionale.
Un semplice sguardo allo sviluppo ineguale del movimento proletario, alla lotta tenace durante la guerra, sostenuto dallo sparuto gruppo di spartachisti contro gli indipendenti, e contro i traditori più avverati della classe proletaria, dimostrano la reale confluenza delle forze sane del movimento rivoluzionario degli spartachisti, verso le posizioni sostenute dai bolscevichi, nello stesso tempo in cui distrugge il preteso errore della spontaneità delle masse.
La conseguenza logica dello sviluppo di queste posizioni portava poi in un secondo tempo gli spartachisti verso la costituzione del partito di classe: verso la costituzione del partito comunista, e questo in anticipo su tutti gli altri gruppi.
Il ritardo di questa costituzione non è imputabile alla volontà di qualche elemento ma una risultante inevitabile di tutto il processo di decomposizione della social-democrazia e della maturazione politica delle masse verso la nozione del loro partito di classe. In questo processo di formazione e di distruzione, il contributo di Liebknecht e Rosa Luxemburg resta senza uguali. La scolastica del centrismo ufficiale, per ridurre le loro responsabilità nella disfatta del 1923, restano dei luoghi comuni di inveterati opportunisti. Mentre gli spartachisti, malgrado che tutte le condizioni dell’assalto al potere non fossero presenti, non esitavano un solo istante a mettersi alla testa del movimento, il centrismo ufficiale, in una situazione favorevolissima come il 1923, rinculava davanti alle responsabilità inscrivendo al suo attivo la più grande disfatta del proletariato internazionale.
Oggi, quando il movimento comunista è dilaniato da una crisi senza precedenti, quando la borghesia, malgrado la sua completa bancarotta, attacca ovunque, quando degli incendi si verificano già sui diversi continenti e minacciano di mettere fuoco alle polveri travolgendo nel braciere di una nuova guerra tutti i popoli, il problema della direzione comunista delle lotte assume un valore capitale, di vita o di morte per gli oppressi di tutti i paesi.
Nell’anniversario della morte dei tre capi del proletariato internazionale, nel cinquantesimo anniversario della morte di Karl Marx, l’avanguardia comunista ritroverà, nella rigenerazione del movimento comunista la condizione indispensabile per la ripresa delle lotte proletarie, per la rivoluzione proletaria, per la vittoria finale del comunismo.