International Communist Party Sulla questione sindacale


Ai lavoratori della scuola
Per una piattaforma di classe

(Il Partito Comunista, n.184, 1990)



Questo è il documento che i nostri compagni intendono distribuire nel movimento dei Comitati di Base della scuola, in polemica con indirizzi riformistici e interclassisti che tendono a snaturarne il carattere difensivo originario.


PER UNA PIATTAFORMA DI CLASSE

Sin dal suo nascere il movimento dei Cobas-scuola ha visto la presenza di una forte componente impregnata di utopismo piccolo-borghese, sognante una scuola indipendente dai rapporti di produzione capitalistici, con i docenti elargitori di una cultura critica dell’esistente e non subordinata agli interessi della classe dominante. Questa componente ha sempre attraversato trasversalmente il movimento, andando dai riformisti classici della sinistra sindacale fino alle “arrabbiate” componenti anarchiche, anemici nipoti del sanguigno anarchismo ottocentesco già fustigato da Marx come primo esempio di opportunismo nel movimento operaio.

Il movimento dei lavoratori della scuola nel suo momento più altro elaborò i famosi 11 punti, poi ridotti a 5, tutti comunque centrati sulla dirompente rivendicazione delle 400.000 lire nette uguali per tutti. I riformisti della sinistra sindacale e i progettuali anarchici inghiottirono, obtorto collo, il rospo e dovettero seguire l’onda del movimento. Dopo la parziale sconfitta del giugno ‘88 i progettisti della scuola dell’avvenire sono ritornati alla carica e, sicuri di non dover rendere conto alla categoria in movimento, sputano fango sulla scarna e semplice piattaforma dell’esteso movimento che i lavoratori della scuola hanno espresso.

Ecco cosa affermano in una loro proposta di Piattaforma contrattuale 1991-93: «L’immagine indotta dai media di regime di una rivolta meramente corporativa della categoria non è stata controbilanciata dalla elaborazione di un organico progetto-scuola teso, come è nell’interesse e nelle intenzioni dei Cobas, a salvaguardare il comparto istruzione pubblica dai pesanti attacchi della controparte e dal tentativo di privatizzazione in atto.
     Sul fronte interno, una logica prevalentemente salariale ha schiacciato la sostanza delle articolazioni e delle rivendicazioni specifiche dei settori…
     Queste considerazioni devono spingerci a ribaltare l’impostazione della controparte, tramite l’elaborazione di una piattaforma fortemente caratterizzata, che imposti “in modo alto” i problemi di trasformazione del servizio e di valorizzazione del lavoro scolastico, ponendolo come unico asse portante, capace di rivolgere contro il Governo l’accusa di corporativismo e settorialismo che alcuni degli aspetti sopra indicati nelle precedenti impostazioni rivendicative dei Cobas avevano permesso di attribuirci…
     La piattaforma deve essere la concretizzazione di questa impostazione… E dunque una piattaforma non salarialista ma complessivamente progettuale-rivendicativa, centrata sulla trasformazione e riqualificazione sociale sia del lavoro che del servizio… Una piattaforma nella quale l’utopia e il progetto tornino ad essere centrali e che punti a fare della scuola il primo servizio realmente riformato secondo i bisogni dei lavoratori e dell’utenza
».

Se ci dilunghiamo a citare questo pasticcio, esprimente l’illusione piccolo-borghese di porsi al di sopra dello scontro tra le classi principali (proletariato e borghesia) e la presunzione tipica di tutti gli impotenti di voler impartire lezioni a chi realmente comanda (borghesia), o a chi ha le potenzialità storiche per comandare (proletariato), è solo perché questa nefasta ideologia impregna l’ipotesi di piattaforma contrattuale 1991-93 presentata dai Cobas al ministro per l’apertura delle trattative per il nuovo contratto di lavoro.

Nella premessa alle proposte contrattuali è infatti ripresa pari pari dal documento prima citato l’affermazione (riportata in neretto ed in stampatello) che «La continuità del processo formativo diventa quindi momento significativo di un progetto scuola, che riconosca e valorizzi in eguale misura la professionalità di tutti i docenti».

La proposta contrattuale dei Cobas esprime «la scelta di riqualificare la scuola pubblica attraverso un progetto che coinvolgendo la società nel suo complesso, trasformi la scuola in centro di rinnovamento culturale e sociale».

Per raggiungere questo obbiettivo bisogna respingere la falsa autonomia progettata dal governo «tesa a trasformare la scuola in Impresa, soggetta quindi alle leggi di mercato».

L’autonomia governativa deve essere respinta non perché questa, introducendo la concorrenza e la competizione tra scuola e scuola, e tra gli insegnanti, divide la categoria e, lusingando una minoranza di lavoratori per un elevamento del salario, giunge a ridurre la massa salariale percepita da tutta la categoria a vantaggio dello Stato, ma perché: «La subordinazione dei sistemi scolastici alle esigenze del mercato ha provocato, nei paesi più avanzati, il degrado dei processi formativi e l’insterilimento della necessaria capacità di utilizzare criticamente i flussi informativi, che costituiscono i processi lavorativi moderni».

Questi filistei piccolo-borghesi, dopo aver accusato i lavoratori di essere corporativi perché avanzano solo rivendicazioni salariali, invece di progettare una scuola alternativa a quella capitalistica, confessano che il loro obbiettivo è un migliore funzionamento della macchina statale, a maggior vantaggio dei “processi lavorativi moderni”, miserabile eufemismo di “processi capitalistici di produzione”, a maggior gloria della Santa Economia Nazionale.

Le mosche cocchiere piccolo-borghesi vogliono insegnare ai capitalisti come deve essere la scuola affinché non abbiano a patire i loro “processi lavorativi moderni”, e quindi il loro profitto.

Ricordiamo come è finita la politica sindacale che voleva insegnare alla Fiat come fare le automobili, e perciò respingeva le rivendicazioni salariate e “corporative”: con una sconfitta durissima di cui a 10 anni di distanza la classe intera risente pesantemente le conseguenze.

I Cobas, se vogliono svilupparsi e tornare ad essere un punto di riferimento classista all’interno della scuola, devono ritornare a quello che erano al loro sorgere: un movimento di difesa economica dei lavoratori, al di fuori di ogni compatibilità economica statale.

I progettisti della scuola dell’avvenire qualificano tutto ciò come corporativismo, rilanciando contro il movimento l’anatema dei sindacati tricolore, che contro l’interesse di classe dei lavoratori oppongono l’interesse “generale” del capitale. Per i progettisti le rivendicazioni di salario, di orario, normative ecc. vengono nobilitate solo se sono inserite in un organico progetto scuola in concorrenza con quello del capitale.

L’unica scuola che si possa contrapporre al capitale è quella di una assai rude educazione da parte del proletariato verso lo Stato; educazione che il proletariato può impartire all’organo di potere della classe dominante non con la forza dello spirito ma con la forza dell’organizzazione e della lotta.

Se quindi il progetto scuola non vuole essere una manovra per deviare quello che resta del movimento Cobas sul binario morto del riformismo, dovrebbe postulare l’abolizione della scuola borghese e quindi dello Stato capitalista, compito certamente non alla portata di un movimento economico di categoria.

Un’altra posizione, che pretende essere astuta, afferma che le rivendicazioni dei lavoratori debbono essere giustificate nei confronti della fessa opinione pubblica. Per cui è favorevole a inserire le proposte Cobas in uno schema di progetto scuola da usare strumentalmente nei confronti della controparte per evitare le critiche di corporativismo massimalista e salarialista. Un gran passo avanti sarà compiuto quando i proletari non sentiranno più la necessità di giustificare le proprie rivendicazioni presso l’opinione pubblica, modellata dal capitale a suo piacimento come informe argilla. La classe deve imparare a rendere conto delle sue azioni e rivendicazioni solo a sé stessa e a nessun altro.

È solo svolgendo i compiti specifici di movimento economico che i Cobas possono contribuire al rafforzamento del proletariato, e quindi al superamento del salariato, della divisione in classi della società, della divisione sociale del lavoro, e quindi della scuola di classe. In questa prospettiva di movimento economico classista, al di fuori di fantasticherie utopiche o di riformismi impotenti, possono essere ricuperate molte delle rivendicazioni contenute nella piattaforma Cobas e che ormai sono divenute patrimonio del movimento.

La rivendicazione salariale, posta al sesto punto nella piattaforma, dev’essere riportata al primo, come rivendicazione centrale. I progettisti possono lanciare tutti gli anatemi che vogliono: l’istinto dei lavoratori e la coscienza del capitale sanno che lo scontro avviene essenzialmente sul salario, come lo scontro in atto nel settore metalmeccanico dimostra. D’altra parte, come si può affermare che la questione salariale è secondaria quando lo stipendio netto mensile di un insegnante delle superiori, per non parlare delle elementari, a inizio carriera arriva a malapena a 1 milione e mezzo e l’ambasciatore dell’Argentina invita gli infermieri argentini a non venire in Italia perché con uno stipendio di 1 milione e quattro non è possibile vivere?

La proposta di piattaforma Cobas afferma nel suo sesto paragrafo:
     «La nostra proposta tiene conto di alcuni criteri per determinare l’entità degli aumenti (…) Nei criteri si deve tener conto: a) della copertura di quanto si perderà con l’inflazione (…) b) dell’aumento percentuale del PIL.
     «Altri sono gli elementi sui quali i Cobas basano la loro richiesta di aumenti retributivi:
     «1) rivalutazione della qualità del lavoro frontale e del lavoro sommerso.
     «2) Indennità di funzione e salario incentivante in paga base, come momento di ricomposizione delle funzioni.
     «3) Perequazione stipendiale, che si fonda sul pieno riconoscimento delle funzioni:
     «   - a) funzione unica docente anche sul piano economico (ruolo unico);
     «   - b) parità di trattamento economico tra precari, sia Amministrativi Tecnici Ausiliari che docenti, e personale di ruolo, a parità di anzianità, ripristino della retribuzione estiva;
     «   - c) riconoscimento di tutto il sevizio pre-ruolo;
     «   - d) perequazione tra tutti gli ATA della scuola, dell’università e degli enti locali nelle condizioni economiche e normative più vantaggiose;
     «   - e) riconoscimento della riqualificazione professionale degli ATA.
     «4) Progressione di carriera legata all’anzianità.
     «5) Decorrenza giuridica ed economica dal 01/01/’91».

Qui come minimo c’è una contraddizione. Se si tiene conto dei punti a e b iniziali non si può affermare che altri sono gli elementi sui quali si fonda la richiesta di aumenti salariali.

In modo netto i Cobas devono presentare una forte richiesta di aumento salariale che elevi sostanzialmente il livello iniziale del salario. Tale richiesta, da quantificarsi almeno per il livello iniziale docente e ATA, dev’essere fondata sui punti 1-5 elencati in piattaforma, i quali sono corretti e unificanti. Essi si giustificano da sé senza nessun riferimento all’inflazione e aumento del prodotto interno lordo, che rientrano ancora in una logica di compatibilità economica che bisogna cominciare a rifiutare.

La piattaforma giustamente rivendica il ruolo unico docente in tutti i suoi aspetti (didattica, normativa, orario di lavoro, retribuzione, formazione iniziale). Questa rivendicazione è da porre in stretta connessione con la questione salariale. Le due rivendicazioni sono inscindibili, come d’altra parte risulta evidente dal punto 3 del sesto paragrafo della piattaforma presentata. L’aggiornamento è proposto nel suo triplice aspetto: individuale, gestito dal collegio docenti, anno sabbatico. Bene ha fatto la piattaforma a riavanzarlo, senza cadere nella lusinga di un concretismo che poi è sempre opportunismo.

Il movimento fa un grande passo avanti rivendicando un orario globale che comprenda tutte le attività (orario frontale, di cui si chiede una riduzione, attività di supporto alla didattica, attività collegiali connesse alla funzione docente come scrutini, consigli di classe, rapporti con le famiglie, collegi docenti). Ricordiamo che quando nella precedente tornata contrattuale i Cobas di Torino presentarono da soli la proposta di un orario globale di 18 ore settimanali con 12-14 frontali e 6-4 per attività di programmazione ecc. e 60 ore annuali per le attività collegiali si gridò allo scandalo e i torinesi furono accusati di estremismo. Sarebbe opportuno già in piattaforma quantificare tale orario globale, che secondo noi non deve superare le 20 ore settimanali.

La piattaforma ripropone la richiesta di un massimo (20) alunni per classe con ulteriore riduzione in presenza di situazioni difficili. Giustamente tali situazioni non sono ricondotte, come nella precedente piattaforma, alla sola presenza di handicappati ma sono estese alle zone con problemi sociali e alle classi con alto tasso di selezione e abbandono.

Per quanto riguarda la richiesta di un organico di Istituto ci sembra velleitario che ogni collegio decida per proprio conto. Importante è invece la richiesta di un organico aggiuntivo di Istituto che tenda al superamento del precariato e alla eliminazione dello straordinario.

Su reclutamento e precariato la piattaforma riprende la rivendicazione, mai abbandonata a parole dai Cobas, ma non sempre sostenuta nella pratica con la necessaria decisione, della laurea abilitante e del canale unico di reclutamento.

Per il personale ATA, oltre a richiedere un aumento dell’organico nelle tre qualifiche, si richiede l’inquadramento e l’assunzione di tutti gli ATA dipendenti dagli Enti Locali nel comparto Scuola, nelle condizioni economiche e normative più vantaggiose: cosa ottima perché oggi gli ATA sono divisi in due comparti differenti, ostacolo non di poco conto all’unità della categoria. Viene richiesta la riduzione dell’orario settimanale, che però deve essere quantificato. Si lanci senza timore la parola d’ordine delle 30 ore settimanali. Giustamente viene respinta l’ipotesi di introdurre nuove figure professionali, che dividerebbe ulteriormente una categoria già troppo divisa.

Non ci trova d’accordo la richiesta di un collegio del personale ATA; si abbia il coraggio di richiedere al posto di due collegi distinti (Docenti ed ATA) il collegio di tutti i lavoratori dell’Istituto. Pensiamo che in tema salariale si debba maggiormente insistere sugli aumenti salariali agli ATA, che sono stati molto penalizzati nell’ultimo contratto.

In materia di diritti sindacali i Cobas richiedono il diritto di assemblea come diritto di tutti i lavoratori e, in subordine, il riconoscimento di tale diritto anche per i Cobas, così come rivendicano il diritto di partecipazione alla trattativa.

Infine, come proposta per risolvere il problema degli insegnanti in soprannumero, che anche nel caso venissero accettate le proposte Cobas in materia di organizzazione del lavoro e di utilizzo degli organici, aumenteranno nei prossimi anni (già adesso il problema è particolarmente sentito nelle scuole elementari e nelle medie inferiori, e dal 1995 sarà sentito anche nelle superiori), i Cobas aggiungano nella loro piattaforma la richiesta di abbuono di 5 anni di contribuzione ai fini pensionistici per gli insegnanti con almeno 20 anni di contribuzione effettiva riconosciuta ai fini della quiescenza.

La frazione sindacale comunista