International Communist Party Sulla questione sindacale
 

Indirizzo per la rinascita del sindacato di classe
(da "Il Partito Comunista", n. 205, 1992)




1. L’approfondirsi della crisi economica del capitalismo spinge il padronato a scaricarne i dolorosi effetti sui lavoratori. Finito in tutti i paesi il ciclo di enormi profitti per le classi agiate, che consentivano alcuni minimi ed effimeri miglioramenti
salariali e normativi, per altro ottenuti con dure lotte costate decine di morti negli scontri fra scioperanti e polizia, oggi bruscamente il capitale e il suo Stato premono per precipitare i lavoratori nella miseria e nella insicurezza più totale. Questo attacco è portato dagli Stati ai lavoratori contemporaneamente in tutti i paesi, d’Europa e fuori, dell’Est come dell’Ovest, dei paesi poveri come di quelli cosiddetti "ricchi".

2. Per impedire la spontanea reazione difensiva dei lavoratori sono schierate tutte le forze del regime borghese, dal Governo alle polizie alla televisione alla stampa, che sono e saranno sempre pronti a qualsiasi violenza, intimidazione e menzogna per difendere i privilegi dei capitalisti, fosse pure riducendo la classe operaia alla disperazione e alla fame.

3. Strumenti indispensabili per contrastare la mobilitazione degli sfruttati sono divenuti i Sindacati riconosciuti ufficialmente dallo Stato, confederali e autonomi, le cui azioni pratiche sono venute a coincidere con quelle di una polizia speciale contro i lavoratori.
La CGIL, che rinasceva nel dopoguerra ereditando dai sindacati fascisti la ideologia corporativa dell’interesse nazionale al quale i lavoratori tutti si dovrebbero sottomettere, negli ultimi decenni è diventata sempre più chiusa alle richieste di difesa e di lotta degli operai, che sempre più spesso dovevano rinunciarvi e subire le angherie padronali, i licenziamenti ecc., o organizzarsi e scioperare al di fuori di essa. Questo progressivo rendersi inutilizzabile della CGIL (mentre CISL e UIL lo sono dalla nascita), è divenuta oggi confermata, totale e irreversibile.
Davanti agli occhi di tutti CGIL-CISL-UIL e regime borghese sono ormai una cosa sola.

4. Si impone quindi oggi agli sfruttati la ricostruzione del proprio forte, fedele e combattivo SINDACATO DI CLASSE, espressione permanente dell’odio degli oppressi verso la loro condizione e delle loro lotte di resistenza alla sconfinata bramosia dei capitalisti. Una organizzazione che emani dalla classe lavoratrice e solo ad essa risponda, che non si assuma responsabilità alcuna nei confronti delle classi borghesi, della loro economia e della loro nazione essendo il suo scopo dichiarato difendere i lavoratori contro di esse.
Di fronte all’attacco capitalista che è coordinato ed unitario i lavoratori si presentano divisi, per fabbriche, categorie, località: solo in un Sindacato di Classe esteso e spontaneamente disciplinato nelle azioni possono presentarsi uniti allo scontro.
Per raggiungere la massima mobilitazione il Sindacato di Classe ha sempre reclutato non sulla base di una determinata ideologia, ma chiunque si trovi nella condizione oggettiva di lavoratore, indipendentemente dalle sue simpatie politiche. Alla classe occorrono le funzioni sia del Sindacato sia del suo Partito politico, che sono però diverse sebbene complementari e richiedono organizzazioni distinte. Ipotizzare la costituzione di un Sindacato formato di soli comunisti, o di un’organizzazione ibrida a metà strada fra Sindacato e Partito, sarebbe condannarlo fino dalla nascita all’impotenza ed abbandonare a se stessa, cioè al sindacalismo di regime, la maggioranza del proletariato. Per converso pretendere la "indipendenza dei partiti", nel senso di impedire l’adesione e la parola ai lavoratori militanti di partito, significherebbe consegnare il Sindacato al "partito diffuso" della ideologia borghese dominante che si infiltra per cento vie anche fra gli operai.

5. La cosiddetta "sinistra sindacale", manovrata dall’interno delle gerarchie confederali, con enunciazioni equivoche e apparentemente combattive, cerca di convincere i lavoratori a confidare ancora nei sindacati del regime. Lo scopo reale è seminare confusione per ritardare la vera riorganizzazione e mobilitazione generale. La sinistra sindacale, con la sua richiesta tipica di "democrazia nel sindacato" inganna i lavoratori. Non è che il sindacato si è venduto ai padroni perché non risponde abbastanza alla base; al contrario, non può più ubbidire ai lavoratori perché è passato, e per sempre, dalla parte dei padroni. Indurre quindi gli operai ad impegnarsi per ottenere ascolto da questi dirigenti è solo una manovra dilatoria.

6. SCOPO del Sindacato di Classe è la difesa delle condizioni di vita e di lavoro della classe operaia. Si intende questa nel suo significato più ampio di insieme di prestatori d’opera, non proprietari degli strumenti del loro lavoro, qualunque sia la forma di retribuzione: comprende quindi manuali e intellettuali, produttivi e improduttivi, dipendenti da un padrone individuale, da una cooperativa di padroni, dallo Stato. Sono esclusi i membri delle altre classi, cioè capitalisti anche piccoli e minimi (artigiani e contadini) e strati attraversanti più classi (inquilini, studenti, ecc.). Sono invece organizzati i pensionati e i disoccupati, non separatamente ma nella rispettiva categoria di provenienza.
RIVENDICAZIONI dei lavoratori che il Sindacato di Classe fa sue tradizionalmente tendono alla difesa dei salari, con speciale considerazione per i livelli più bassi, la riduzione dell’orario di lavoro, la difesa dei pensionati e dei disoccupati per i quali si chiede un salario sufficiente alla sopravvivenza delle loro famiglie.

7. I MEZZI che il Sindacato di Classe si prepara ad usare per imporre le sue rivendicazioni alla classe padronale e al suo Stato si riducono all’azione diretta dei lavoratori in iniziative di sciopero senza limiti di estensione, adeguato all’asprezza della resistenza borghese. È da respingere per principio l’affidare la condizione operaia al risultato di referendum cui partecipano tutte le classi così come al voto del parlamento borghese e alle sentenze dei tribunali. Il migliore dispiegarsi della forza della classe si ha nella mobilitazione generale e ad oltranza di tutte le categorie, nel rigetto delle regolamentazioni oggi imposte dalla borghesia e accettate dai sindacati di regime, dalle limitazioni nel tempo e nello spazio all’obbligo dei preavvisi, dei sevizi minimi e della sospensione degli scioperi durante le trattative.
Al Sindacato di Classe è indispensabile una organizzazione territoriale esterna ai luoghi di lavoro (nella tradizione delle Camere del Lavoro) dove le rappresentanze di fabbrica e i singoli lavoratori dispersi in piccole e piccolissime unità produttive si possano regolarmente incontrare, rafforzarsi e coordinare le iniziative.
Le RSU e le RSA conservano necessariamente una visione limitata all’ambito aziendale che può essere molto parziale se non in contrasto con la necessità del movimento in generale: è per questo un errore porle sullo stesso piano del Sindacato di Classe e preconizzare una rete delle varie RSU e RSA organizzata indipendentemente, in parallelo o in alternativa, al Sindacato. È attraverso l’organizzazione in Sindacato che i lavoratori superano la limitatezza della fabbrica e poi anche del settore e della categoria, per arrivare a mobilitarsi come classe in difesa di interessi comuni.

8. Non esistono ricette organizzative che garantiscano del corretto indirizzo di classe. In questo senso la richiesta di applicazione dei principi della democrazia sindacale (assemblee deliberanti, consultazioni e referendum) non risolve il problema della ricostruzione dell’organizzazione sindacale classista. In situazione di riflusso il responso della base può essere molto controverso e fuorviante, se non addirittura contrario agli interessi della classe; d’altronde non possono essere messi sullo stesso piano lavoratori in lotta e crumiri, strati operai combattivi e aristocrazie operaie o impiegatizie che possono mirare a dividersi dal movimento per difendere interessi particolari. È inoltre da prevedere che lo Stato borghese, quando si troverà di fronte ad una risoluta tendenza alla riorganizzazione di classe, ricorrerà alle sue tipiche sperimentate provocazioni e alla repressione violenta. Tale processo di riorganizzazione potrà non svolgersi dunque in un clima pacifico o di legalità, ma in un ambiente di aperta repressione statale e di duro scontro sociale che potrà anche richiedere forme adeguate per la sua protezione.

9. PRINCIPI del Sindacato di Classe:
a) tendere alla solidarietà fra lavoratori di tutte le categorie per opporsi alle divisioni imposte a loro svantaggio dalla società borghese;
b) il Sindacato di Classe non si fa carico della difesa dell’economia nazionale né delle finanze dello Stato borghese e nemmeno propone soluzioni alternative alla loro crisi nel rispetto di una "giustizia contributiva" che in questa società è inipotizzabile. Se lo Stato è costretto ad attaccare la piccola borghesia ne lasci ad esso la responsabilità: il Sindacato di Classe si attesta sulla difesa intransigente della classe operaia;
c) lotta per la uguaglianza salariale e normativa, a parità di lavoro, per età, razze, sessi, nazionalità, religioni, lingue diverse;
d) ha come obbiettivo la solidarietà internazionale dei lavoratori, intesa non come enunciazione sentimentale o astratta, ma come prospettiva di comuni fini, lotte e organizzazione;
e) considera che le capacità di fatto a scioperare e ad organizzarsi proviene non da diritti assicurati di Leggi o Costituzioni, ma dai reali rapporti di forze fra le classi: è possibile tanto che venga vietato uno sciopero legale, quanto che si affermi un sindacato clandestino. Accettare le leggi sull’autoregolamentazione degli scioperi per ottenere il riconoscimento formale da parte dello Stato è un grave errore perché il padronato e lo Stato non riconosceranno mai, nei fatti, se non costretti dalla forza, un sindacato che veramente li combatta; la rappresentatività reale si può acquisire soltanto con l’adesione e la mobilitazione dei lavoratori su di una linea intransigente di classe;
f) la organizzazione sindacale deve essere separata e opposta alle strutture padronali e aziendali e deve essere finanziata dai soli lavoratori. La riscossione a mezzo delega al padrone è da respingere decisamente in quanto implica la consegna dell’elenco degli iscritti al nemico di classe e fa transitare i mezzi finanziari del Sindacato dalle sue mani;
g) nella sua vera tradizione la milizia sindacale è svolta da semplici lavoratori, dopo l’orario di lavoro a loro spese e sacrificio. L’uso eccessivo di funzionari stipendiati, dei distacchi, delle assemblee in orario retributivo, ma fatte sotto gli occhi del padrone e delle sue spie, solo apparentemente facilitano l’organizzazione e sono utilizzati spesso come forma di corruzione, di intimidazione e ricatto;
h) respingendo pregiudizi ed erronee spiegazioni sulle cause della degenerazione dei sindacati del regime, il Sindacato di Classe deve addivenire ad un organismo unico nazionale, strutturato e centralizzato, al quale i proletari volontariamente aderiscono nella ricerca di una azione coordinata per comuni obbiettivi. Per il suo funzionamento gli sono indispensabili organi esecutivi permanenti che soli possono assicurare rapidità e unicità di decisioni nella azione. Il necessario controllo della fedeltà dei dirigenti all’interesse di classe e la selezione della migliore linea di politica sindacale è una capacità che la classe deve sviluppare, ma che non la porta alla conclusione suicida di privarsi dei suoi indispensabili strumenti organizzativi;
i) il Sindacato di Classe ha presente che vero e duraturo sollievo dalle sofferenze degli sfruttati si avrà solo con l’emancipazione piena dal lavoro salariato, obbiettivo generale che esso persegue.
 

La Frazione Sindacale del Partito Comunista Internazionale