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Terza Internazionale 2° Congresso - giugno-luglio 1920 RISOLUZIONE SUL RUOLO DEL PARTITO COMUNISTA NELLA RIVOLUZIONE PROLETARIA Il proletariato mondiale è alla vigilia di lotte decisive. L’epoca in cui viviamo è un’epoca di dirette guerre civili. L’ora decisiva si avvicina. In quasi tutti i paesi in cui esiste un importante movimento operaio, la classe operaia dovrà condurre nell’avvenire prossimo una serie di lotte accanite, armi alla mano. Più che mai in questo momento, la classe operaia ha bisogno di una solida organizzazione. Essa deve prepararsi instancabilmente alle lotte cruciali che l’attendono senza perdere una sola ora del tempo prezioso che è rimasto. Se durante la Comune di Parigi la classe operaia avesse avuto un Partito Comunista solidamente organizzato, anche se piccolo, la prima eroica insurrezione del proletariato francese sarebbe stata molto più forte e si sarebbero evitati mille errori e debolezze. Le battaglie che il proletariato si trova a dover sostenere oggi, in una situazione storica del tutto diversa, avranno un’influenza molto più profonda sulle sorti della classe lavoratrice che quelle del 1871. Partendo da queste considerazioni, il II Congresso mondiale dell’Internazionale Comunista richiama l’attenzione degli operai rivoluzionari del mondo intero su quanto segue: 1 - Il Partito Comunista è una parte [o, nella traduzione francese, frazione] della classe operaia, e precisamente la parte più avanzata, più cosciente e, quindi, più rivoluzionaria. Esso si forma con la selezione spontanea dei lavoratori più coscienti, più devoti, più perspicaci. Il Partito Comunista non ha interessi diversi da quelli della classe operaia. Il Partito Comunista si distingue dall’intera massa dei lavoratori in ciò, che esso possiede una visione generale della via che la classe deve storicamente percorrere e, in tutti gli svolti di questa, difende gli interessi non di singoli gruppi o categorie, ma di tutta la classe lavoratrice. Il Partito Comunista è la leva organizzativa e politica con il cui aiuto la parte più avanzata della classe operaia dirige sul giusto cammino la masse del proletariato e del semi-proletariato. 2 - Finché il proletariato non avrà conquistato il potere statale, finché il suo dominio non si sarà per sempre consolidato rendendo impossibile ogni restaurazione borghese, il Partito comunista non comprenderà di regola nella sua organizzazione che una minoranza degli operai. Prima della presa del potere e nell’epoca di transizione, il Partito Comunista può, in circostanze favorevoli, esercitare una influenza ideologica e politica incontrastata su tutti gli strati proletari e semiproletari della popolazione, ma non può riunirli organizzativamente nelle sue file. È solo dopo che la dittatura proletaria avrà privato la borghesia di potenti mezzi di influenza come la stampa, la scuola, il parlamento, la chiesa, l’apparato amministrativo ecc., e solo dopo che la disfatta definitiva del regime borghese sarà divenuta evidente agli occhi di tutti; è solo allora che tutti o quasi tutti gli operai entreranno nei ranghi del Partito Comunista. 3 - Le nozioni di partito e di classe devono essere distinte con la massima cura. I membri dei sindacati «cristiani» e liberali di Germania, d’Inghilterra e d’altri paesi, appartengono indubbiamente alla classe operaia. È indubbio che anche i circoli operai più o meno considerevoli, che si schierano ancora al seguito di Scheidemann, Gompers e consorti, vi appartengono. In date condizioni storiche, è possibilissimo che in seno alla classe operaia sussistano numerosi gruppi reazionari. Il compito del comunismo non è di adattarsi a questi elementi arretrati della classe operaia, ma di elevare l’intera classe operaia al livello della sua avanguardia comunista. La mescolanza fra questi due concetti – partito e classe – può condurre ai più gravi errori e alla peggior confusione. È per esempio chiaro che, durante la guerra imperialista, i partiti operai dovevano insorgere ad ogni costo contro i pregiudizi e lo stato d’animo di una parte della classe operaia, e difendere gli interessi storici del proletariato che imponevano al suo partito di dichiarare guerra alla guerra. Così pure, all’inizio della guerra imperialista del 1914, i partiti socialtraditori di tutto il mondo, che sostenevano la borghesia dei «loro» rispettivi paesi, non mancarono di richiamarsi all’argomento che tale era la «volontà» della classe operaia. Essi dimenticavano che, se anche così fosse stato, compito del partito proletario avrebbe dovuto essere di reagire contro lo stato d’animo generale degli operai e difendere, malgrado e contro tutti, gli interessi storici del proletariato. Così anche alla fine del XIX secolo i menscevichi russi di allora (i cosiddetti economisti) respingevano la lotta politica aperta contro lo zarismo col pretesto che la classe operaia nel suo insieme non era ancora matura per la lotta politica. Allo stesso modo, gli indipendenti di destra in Germania hanno sempre giustificato le loro mezze misure dicendo che «così volevano le masse», senza comprendere che il partito esiste appunto per precedere le masse, e indicare loro il cammino. 4 - L’Internazionale Comunista è fermamente convinta che il fallimento dei vecchi partiti «socialdemocratici» della II Internazionale non può, in alcun caso, essere considerato come un fallimento del partito proletario in generale. L’epoca della lotta diretta per la dittatura proletaria suscita alla scala mondiale un nuovo partito del proletariato – il Partito Comunista. 5 - L’Internazionale Comunista ripudia nella maniera più categorica
l’opinione secondo cui il proletariato può compiere la sua rivoluzione
senza un proprio e autonomo partito politico. Ogni lotta di classe è una
lotta politica. Lo scopo di questa lotta, che si trasforma inevitabilmente
in guerra civile, è la conquista del potere politico. Ma il potere politico
non può essere preso, organizzato e diretto, che da questo o quel partito.
Solo il proletariato ha alla sua testa un partito organizzato e provato,
che persegue scopi chiaramente definiti e possiede un programma di azione
preciso per l’avvenire vicino, sia nel campo della politica interna che
in quello della politica estera, solo allora la conquista del potere politico
non sarà un episodio fortuito e temporaneo, ma il punto di partenza di
un lavoro duraturo di edificazione comunista ad opera del proletariato.
6 - Il compito più importante di un partito veramente comunista è
di mantenersi in stretto contatto con le più vaste masse del proletariato.
Per ottenere ciò, i comunisti devono lavorare anche in organizzazioni
che non sono il partito, ma che abbracciano vaste masse proletarie. Tali
sono per esempio le organizzazioni degli invalidi di guerra in diversi
paesi, i comitati «Giù le mani dalla Russia» (Hands off Russia)
in Inghilterra, le unioni proletarie di inquilini, ecc. Particolarmente
importante è l’esempio delle cosiddette conferenze di operai e contadini
«senza partito» in Russia. Tali conferenze vengono convocate in quasi
in ogni città, in ogni quartiere operaio e in ogni villaggio. Alle elezione
ad esse partecipano i più vasti strati dei lavoratori anche arretrati,
e nel loro seno si discutono le questioni più scottanti; approvvigionamento,
alloggio, situazione militare, istruzione, compiti politici del giorno,
ecc. I comunisti si sforzano in tutti i modi di guadagnare influenza su
queste «conferenze di senza partito», e lo fanno con grande successo
per il partito.
7 - I comunisti non rifuggono dalle organizzazioni operaie di massa politicamente neutre, neppure, in date circostanze, quando esse presentano un carattere apertamente reazionario (sindacati gialli, cristiani, ecc.). Il Partito Comunista svolge continuamente in esse la sua opera e non si stanca di mostrare agli operai che l’idea dell’apartiticità come principio è coltivata ad arte in mezzo a loro dalla borghesia e dai suoi lacchè al fine di distogliere dalla lotta organizzata per il socialismo. 8 - La vecchia «classica» suddivisione del movimento operaio in tre
forme (partiti, sindacati, cooperative) ha fatto visibilmente il suo tempo.
La rivoluzione proletaria in Russia ha suscitato la forma fondamentale
della dittatura proletaria, i soviet. Nel prossimo avvenire, avremo dovunque
questo suddivisione: 1. il partito, 2. il soviet. 3. il sindacato.
9 - Il Partito Comunista non è solamente necessario alla classe operaia prima e durante la conquista del potere, ma anche dopo che il potere è passato nelle mani della classe lavoratrice. La storia del Partito Comunista russo, che detiene da tre anni il potere in un paese immenso mostra che il ruolo del Partito Comunista, lungi dal diminuire dopo la conquista del potere, si è considerevolmente accresciuto. 10 - Al momento della conquista del potere da parte del proletariato,
il suo partito costituisce tuttavia ancora, come prima, solo una parte
della classe dei lavoratori. Ma è appunto quella parte della classe operaia
che ha organizzato la vittoria. Nel corso di due decenni, come in Russia,
e per tutta una serie d’anni, come in Germania, il Partito Comunista,
nella sua lotta non soltanto contro la borghesia, ma anche contro quei
«socialisti» che sono in realtà gli agenti della borghesia fra i proletari,
ha accolto nelle sue file i militanti più energici, più perspicaci, più
evoluti della classe operaia. Solo l’esistenza di una simile organizzazione
compatta della parte migliore della classe lavoratrice permette di superare
tutte le difficoltà di fronte alle quali il Partito Comunista si troverà
all’indomani della sua vittoria.
11 - La necessità di un partito politico del proletariato sparisce solo con la completa eliminazione delle classi. È possibile che, nella marcia verso la vittoria definitiva del comunismo, l’importanza delle tre forme fondamentali dell’organizzazione proletaria contemporanea (partiti, soviet, sindacati d’industria) si modifichi e che un tipo unico di organizzazione operaia si cristallizzi a poco a poco. Ma il Partito Comunista non si risolverà completamente nella classe operaia che allorquando il comunismo cesserà di essere la posta della lotta, allorquando la classe operaia sarà, tutta intera, divenuta comunista. 12 - Il Congresso dell’Internazionale Comunista deve non soltanto confermare la missione storica del Partito Comunista, ma anche dire al proletariato internazionale, almeno nelle linee essenziali, di quale partito abbiamo bisogno. 13 - L’Internazionale Comunista è dell’avviso che soprattutto nell’epoca della dittatura del proletariato il Partito Comunista deve essere costruito sulla base di una incrollabile centralizzazione proletaria. Per dirigere efficacemente la classe operaia nella lunga e aspra guerra civile che sarà scoppiata, il Partito Comunista deve stabilire anche nelle sue file una severa, militare disciplina. La esperienza del Partito Comunista russo, che nella guerra civile per tre anni ha guidato con successo la classe operaia, ha mostrato che senza la più forte disciplina, senza una centralizzazione completa, senza una piena e cameratesca fiducia di tutte le organizzazioni di partito nel centro dirigente del partito stesso, la vittoria dei lavoratori è impossibile. 14 - Il Partito Comunista deve basarsi sul principio del centralismo democratico. L’eleggibilità degli organi superiori del partito da parte degli inferiori, il carattere assolutamente vincolante di tutte le direttive degli organi superiori per gli inferiori, e l’esistenza di un forte centro del partito, la cui autorità non può, nell’intervallo tra i congressi del partito, essere contestata da nessuno, tali sono i principi essenziali della centralizzazione democratica. 15 - Tutta una serie di Partiti Comunisti in Europa e in America è stata costretta, dallo stato d’assedio proclamato dalla borghesia contro i comunisti, a condurre un’esistenza illegale. In tali circostanze è possibile che il principio elettivo abbia a soffrire alcune menomazioni, e che si sia costretti a conferire agli organi direttivi del partito il diritto di cooptare nuovi membri come è avvenuto a suo tempo in Russia. Sotto lo stato d’assedio il Partito Comunista non può evidentemente far ricorso al referendum democratico fra tutti i suoi membri ogni volta che sorge una grave questione (come proporrebbe un gruppo di comunisti americani); esso deve invece accordare al suo centro dirigente il diritto di prendere, quando necessario, decisioni importanti e obbligatorie per tutti i membri del partito. 16 - La rivendicazione di una larga «autonomia» per le singole organizzazioni locali di partito non può in questo momento che indebolire i ranghi del Partito Comunista, minare la sua capacità d’azione e favorire lo sviluppo di tendenze anarchiche, piccolo-borghesi, e centrifughe. 17 - Nei paesi in cui il potere è ancora detenuto dalla borghesia e dalla socialdemocrazia controrivoluzionaria, i Partiti Comunisti devono imparare a collegare sistematicamente l’azione legale con quella illegale, e precisamente il lavoro legale deve essere sempre controllato dal partito illegale. I gruppi parlamentari comunisti e le frazioni comuniste operanti nelle istituzioni, sia centrali che locali, dello Stato in genere, devono essere interamente subordinati al partito nel suo insieme – quale che sia la situazione legale o no, del partito stesso in momento dato. Chi, in possesso di un mandato qualsiasi, in un modo o nell’altro, si rifiuta di sottomettersi al partito, deve essere escluso. La stampa legale (giornali, edizioni varie) deve dipendere in tutto e per tutto dall’insieme del partito e dal suo comitato centrale. Nessuna concessione in questo campo è ammissibile. 18 - La pietra angolare di ogni lavoro organizzativo del Partito Comunista deve essere la creazione di nuclei comunisti dovunque si trovino dei proletari e dei semi-proletari, sia pure piccolo il loro numero. In ogni soviet, in ogni sindacato, in ogni cooperativa, in ogni officina, in ogni comitato di inquilini, in ogni istituzione in cui anche solo tre persone simpatizzano per il comunismo, un nucleo comunista deve essere immediatamente organizzato. Solo la compattezza organizzativa dei comunisti dà all’avanguardia della classe operaia la possibilità di trascinarsi dietro l’intera classe lavoratrice. Tutti i nuclei comunisti che lavorano in organizzazioni apartitiche devono essere assolutamente subordinati al partito nel suo insieme, sia la sua azione in quel dato momento legale o illegale. I nuclei comunisti devono essere coordinati in modo rigorosamente gerarchico, secondo un sistema il più possibile preciso. 19 - Il Partito Comunista nasce quasi ovunque come partito urbano, come partito dei lavoratori di industria che abitano prevalentemente nelle città. Per assicurare alla classe operaia la vittoria più facile e rapida possibile è indispensabile che il Partito Comunista non sia esclusivamente un partito urbano, ma acquisti influenza anche nelle campagne. Esso deve svolgere la sua propaganda e la sua attività organizzativa fra i braccianti e i contadini poveri e medi. Il Partito Comunista deve indicare una particolare cura all’organizzazione di nuclei comunisti nei villaggi. * * * L’organizzazione internazionale del proletariato
può essere forte solo se la concezione suesposta del compito del Partito
Comunista si impone in tutti i paesi in cui dei comunisti vivono e lottano.
L’Internazionale Comunista invita tutti i sindacati che accettano i principî
della III Internazionale a rompere con l’Internazionale gialla. L’Internazionale
organizzerà una sezione internazionale dei sindacati rossi che si pongono
sul terreno del comunismo. L’Internazionale Comunista non rifiuterà
il concorso di alcuna organizzazione operaia politicamente neutra che voglia
condurre una seria lotta contro la borghesia. Ma l’Internazionale Comunista
non cesserà, nel far ciò, di additare ai proletari di tutto il mondo:
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