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La necessità del sindacato di classe (da “Il Partito Comunista”, n.72, 1980)
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Abbiamo dimostrato in precedenti lavori come la parola d’ordine “Rinascita del sindacato di classe” sta da sempre nella tradizione della Sinistra Comunista ed è stata sempre pubblicamente agitata dal Partito in contrapposizione sia agli opportunisti staliniani, sostenitori del sindacato sottomesso allo Stato borghese, sia ai negatori della forma sindacale, teorizzatori di forme nuove fuori dalla tradizione operaia.
Col maturare della situazione questa parola d’ordine si dimostra sempre più non solo un richiamo alla tradizione rossa, ma anche una necessità pratica immediata di tutti i proletari.
Un numero crescente di lavoratori si sta organizzando in maniera autonoma su basi di classe. Questa tendenza è ancora ristretta a sparute minoranze, ma è una tendenza in crescita e, se la coscienza della necessità di organizzarsi in senso classista è ancora limitata a pochi individui, si sta però generalizzando la sfiducia negli attuali sindacati di regime.
Non è automatico il passaggio dalla consapevolezza che gli attuali sindacati sono contro gli interessi operai e sostengono lo Stato dei padroni alla volontà di organizzarsi in difesa dei propri interessi. C’è una sfasatura di tempo, ma non abbiamo bisogno di aspettare gli eventi per affermare con certezza scientifica che questo passaggio è imposto dalle cose e si verificherà alla scala generale.
Le grandi masse proletarie per difendersi, per non essere calpestate, devono riformare le proprie organizzazioni di resistenza.
Vi sono vari gradi di coscienza individuale di classe. Non c’è da fare nessuno sforzo per rendersi conto che i sindacati tricolore tradiscono i bisogni proletari perché qualsiasi lavoratore lo constata sulla propria pelle. Per organizzarsi e lottare in difesa di rivendicazioni immediate o contro aggravi di lavoro occorre un grado un po’ più alto, ma che non è ancora la coscienza della necessità dell’organizzazione di classe.
Quei proletari che si organizzano in comitati o coordinamenti che durano nel tempo, che vanno al di là di specifiche e limitate rivendicazioni, dimostrano di aver capito che la necessità della organizzazione autonoma fuori e contro i sindacati di regime è appunto permanente.
Per arrivare a questo grado di coscienza bisogna andare oltre le piattaforme rivendicative, bisogna avere una nozione dello scontro sociale tra le classi, bisogna aver chiara la natura e la funzione antioperaia degli attuali sindacati. Questi gruppi proletari devono dare a sé stessi e agli altri lavoratori una spiegazione del perché si sono organizzati in maniera permanente e perché la loro visione va oltre le specifiche rivendicazioni, oltre la fabbrica, oltre la categoria. Per questo devono disporre di una prospettiva più ampia.
La prospettiva che noi vogliamo dare a queste sparute minoranze di proletari è quella della unità della classe operaia nella lotta contro i padroni e il loro Stato. Questa unità è possibile solo attraverso la rinascita di un potente sindacato di classe che abbia le sue ramificazioni in fabbrica, ma la cui direzione sia fuori dalla fabbrica, che sia in grado di condurre la lotta difensiva contro l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro del proletariato per poi, nello svilupparsi di questa lotta, unico terreno fertile per la propaganda rivoluzionaria, costituire una leva per l’abbattimento del regime capitalista. Non si tratta naturalmente di fare ridicole fondazioni a tavolino (è dal fuoco delle lotte che rinasceranno le organizzazioni operaie) ma di muoversi concretamente in questa direzione indicando chiaramente e senza mezzi termini a tutti gli operai questa prospettiva.
Perciò è della massima importanza che sin da ora i pochi proletari che sono pervenuti a questo grado di coscienza già si colleghino in una prima rete organizzata per la propaganda del necessario risorgere del sindacato di classe, necessità quotidiana di tutto il proletariato e che in un domani non lontano milioni di uomini sentiranno pressante e immediata.