Partito Comunista Internazionale Testi sulla guerra imperialista



Bomba H contro rivoluzione

(Programma Comunista, No 6, 18-31 dicembre 1952)




Recentemente, come si sa, il Governo americano faceva esplodere sull’atollo di Eniwetok, la prima bomba all’idrogeno, diecine di volte superiore per potenzialità distruttiva alla ormai antiquata bomba all’uranio, sganciata su Hiroshima nell’estate del 1945. Per farci figurare la terribile potenza della “super-bomba” la stampa mondiale ci ha avvisati che la bomba atomica all’uranio, decadendo miseramente, servirà appena appena come innesco della apocalittica bomba H. A rincarar la dose, una notizia di agenzia metteva al corrente il mondo che una sola bomba all’idrogeno sarebbe sufficiente a cancellare dalla faccia della terra tutta la città di Londra con relativi abitanti.

Ma i segreti propositi della Casa Bianca nei riguardi della diabolica arma venivano svelati dal New York Times, il quale, subito dopo lo scoppio di Eniwetok, così scriveva: «Noi andiamo verso la crisi suprema della nostra generazione e forse di tutte le generazioni dal tempo che l’uomo apparve sulla terra. Questo vale per noi americani, quanto per i russi. Che cosa può significare l’avvento del vangelo socialista di Marx se esso dovrà affermarsi su di una terra bruciata e distrutta?»

Il ricatto è chiaro. Le supreme inquadrature dello Stato borghese, lo Stato Maggiore della controrivoluzione mondiale sedente a Washington, si illudono che la rivoluzione proletaria, invano derisa con l’epiteto di “vangelo di Marx” si possa arrestare e sequestrare con i mezzi classici dei “gangsters”.

Si intende agevolmente che il New York Times parlava a suocera perché nuora intendesse: coloro che vi scrivono sanno benissimo che la ipotetica vittoria russa sull’America, in una probabile futura guerra mondiale, non significherebbe la fine del capitalismo nel mondo e l’instaurazione di un regime rivoluzionario mondiale. Che sia vero che lo sanno da almeno un decennio si ricava dal fatto storico che l’imperialismo americano non esitò, nel 1941, ad allearsi col “socialista” Stalin, contro il fascista Hitler. Il ricatto, la minaccia a mano armata, è chiaro, ha per oggetto, non la molto problematica vittoria guerresca della Russia, ma la rivoluzione di classe delle masse, prima di tutto di quelle americane, sulla cui acquiescenza si erge il mostruoso potere del Governo di Washington.

Ma ciò stesso dimostra quanto siano fessi, e nello stesso tempo istericamente paurosi, i dirigenti americani.

Ogni classe dominante, trovatasi a tu per tu con le classi soggette ha posseduto, nello scorrere dei secoli, la propria terrificante minaccia di distruzione come alternative all’insorgere dei propri nemici di classe. Proprio nel bel mezza della Parigi rivoluzionaria, sorgeva la Bastiglia, formidabilmente munita, imprendibile dal punto di vista militare, armata di cannoni e munizioni, di quanto bastava a fulminare l’abitato, i covi dei sanculotti. Ma la Bastiglia non fu presa dalla folla insorta a seguito di una regolare azione militare, con assedio, ecc. Cadde dall’interno, simboleggiando la frana che si verificava nella compagine della società: coloro che avrebbero dovuto adoperare la terribile arma contro le masse insorte furono essi stessi fulminati dalla ben più terribile minaccia che la Rivoluzione faceva pesare sul capo della sbigottita classe dominante.

Lo stesso avverrà, ne siamo sicuri, per tutte le tremende armi che il capitalismo internazionale, soprattutto gli Stati Uniti, fabbricano a propria tutela contro la minaccia, oggi purtroppo solo potenziale, della Rivoluzione proletaria.

Rivoluzione significa smembramento della società borghesa. Ora solo la conservazione degli ordinamenti sociali vigenti, e cioè la sottomissione del proletariato al comando della borghesia permette alla borghesia di trovare chi è disposto a portare, magari contro il proprio interesse, le “sue” armi.

Al momento della resa dei conti, allo scatenarsi del terremoto sociale, che travolgerà le basi dello Stato borghese, la bomba H farà cilecca come, nel 1789, la Bastiglia.