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"Prometeo" sui fatti di Spagna |
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Mentre i
sicari
del Fronte Popolare scannano i proletari
per le vie di Barcellona Piombo, Mitraglia, Galera: così risponde il Fronte Popolare agli operai di Barcellona che osan resistere all’attacco
capitalista Spiragli di luce
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I fatti accaduti a Barcellona, nel maggio del 1937, sono di una estrema semplicità, tanto che non possono dare adito a confutazioni di sorta. Per ordine del governo della Generalidad Catalana, la polizia attacca la centrale telefonica custodita dalle milizie operaie. Gli operai si difendono e attaccano a loro volta. Scoppia lo sciopero generale al quale il proletariato aderisce in blocco. Il governo, incapace di mantenere l’ordine, richiama dal fronte contingenti militari e procede alla più spietata repressione. Dall’altra parte del fronte, Franco, unilateralmente, decreta la tregua d’armi per dare ai repubblicani antifascisti la possibilità di affogare in un bagno di sangue l’ultimo conato rivoluzionario classista del proletariato spagnolo. Così come nell’Italia fascista, nella Germania nazista, nella Russia sovieto-stalinista, allo stesso modo il governo repubblicano, democratico ed antifascista spagnolo spara a mitraglia sul proletariato. Questa è la ricompensa democratica nei confronti degli operai che, traditi dalle loro organizzazioni pseudo-rivoluzionarie, erano entusiasticamente andati a morire contro il fascismo.
È superfluo dire che i rinnegati diretti da Mosca si schierano immediatamente dalla parte della borghesia, dimostrandosi i più feroci nella repressione. Per questi mercenari della controrivoluzione la classe operaia catalana non è che una massa di controrivoluzionari: lo sciopero generale è stato organizzato dai “trotskisti venduti a Franco”; gli operai massacrati sono “agenti della quinta colonna”.
Malgrado il sudiciume vomitato dagli stalinisti sui cadaveri dei proletari assassinati, lo sciopero generale insurrezionale di Barcellona è la rottura manifesta della classe operaia con il bastardo Fronte Popolare; è la potente ribellione degli sfruttati contro la coalizione imperialista senza aggettivi; è, a dispetto dell’inganno e del tradimento di tutti i partiti “operai”, il lampo rivoluzionario che risveglia l’istinto di classe del proletariato. Gli operai della Catalogna riaffermano la loro capacità combattiva e la maturità politica della loro classe. Ancora una volta, soli, senza nessuna guida, hanno fatto tremare il potere capitalista perchè hanno compreso (anche se solo per un istante) che Franco, cioè il fascismo, non si abbatte se non si abbatte il capitalismo.
La democrazia spagnola così come ha ripagato con il piombo gli operai che avevano lottato per la sua difesa, con la stessa moneta paga anche il POUM e il movimento anarchico, organizzazioni che, malgrado la repressione di cui sono vittime, continuano a proclamare la necessità della difesa democratica insidiata dalla minaccia fascista.
Come in Italia e in Germania i socialisti, che avevano salvato il capitalismo e si erano messi in concorrenza con il fascismo per continuare a difendere gli interessi della borghesia, in Spagna, anarchici e poumisti non possono sottrarsi alla legge inesorabile della storia che vuole che, con la violenza, siano liquidati dal capitalismo proprio quelli che furono ieri i suoi servi più fedeli e che, oggi, non servono più.
Ma, come in Italia e in Germania i socialisti e gli stalinisti continuano, nella clandestinità e nell’esilio, a difendere l’interclassismo controrivoluzionario, altrettanto fanno gli anarchici spagnoli che, con i corpi dei loro compagni martoriati ancora insepolti, giurano eterna fedeltà alla democrazia, al potere statale capitalista e si accodano ai macellai stalinisti nella repressione e nella condanna nei confronti della rivolta operaia.
Il documento stilato dagli anarchici spagnoli, che ripubblichiamo di seguito, non ha bisogno di alcun commento.
L’unica osservazione che possiamo fare è che un movimento politico arriva ad assumere certe posizioni perchè tale è stata, fin dall’inizio, la direzione del suo percorso, e tale continuerà ad essere anche in futuro. Indietro non si torna.
L’anarchismo, già liquidato da Marx, in Spagna ha dimostrato praticamente la sua funzione controrivoluzionaria. Al pari della socialdemocrazia e dello stalinismo è diventato un’arma nelle mani della controrivoluzione.
Di seguito al manifesto del tradimento lanciato dagli anarchici, ripubblichiamo quello stilato, nell’occasione dalla Frazione della Sinistra italiana e, infine, quello di uno sconosciuto, fino ad allora, «Gruppo di Lavoratori Marxisti del Messico». Le posizioni, molto simili alle nostre, assunte da questi compagni di oltreoceano, indipendentemente, senza aver mai avuto rapporti con la Sinistra italiana, dimostrano come il proletariato è – e sarà – malgrado tutto e malgrado tutti, capace di ricollegarsi all’invariante dottrina rivoluzionaria marxista, perchè il marxismo, come affermammo nell’immediato primo dopoguerra, è pianta che cresce sotto ogni clima.
Mentre i sicari
del Fronte Popolare scannano i proletari
per le vie di Barcellona
Togliamo dal "Boletin de Informacion" di Barcellona (n° 255 dell’11 maggio), il seguente Manifesto che è stato lanciato, all’indomani delle stragi che il 4 maggio sono state perpetuate a Barcellona, dalla Confederazione Nazionale del Lavoro, dalla Federazione Anarchica Iberica e dalla Gioventù Libertaria (ad epurazione avvenuta).
Il 4 maggio il governo di Fronte Popolare di Valenza ha, in combutta con Companys, effettuato il primo salasso preannunziato con l’invio del nuovo capo della polizia e con l’impegno da esso assunto di "garantire l’ordine". Un vero pogrom di cui sono stati vittime gli "estremisti", cioè gli anarchici degli "Amici di Durruti", la Gioventù Libertaria, i proletari che hanno cercato ritrovar la via di classe. Berneri è stato assassinato in stile fascista: lo hanno preso a domicilio ed è stato ritrovato, crivellato di colpi, alla Morgue. Per le strade di Barcellona i tesserati della Gioventù Libertaria sono stati abbattuti come cani idrofobi.
E la C.N.T., la F.A.I., all’indomani di questi mostruosi eccidi, s’affrettano a scindere ogni responsabilità coi massacrati dalla iena borghese. Si affrettano a spergiurare che non vogliono romperla con Valenza, che non vogliono romperla con Barcellona, che continueranno a mantener fede al "fronte antifascista", cioè all’unione sacra colla borghesia. Si glorificano di aver fatto i pompieri: hanno impedito alle forze armate da esse controllate di intervenire nel conflitto, hanno sabotato lo sciopero generale, hanno facilitato l’arrivo delle forze armate inviate da Valenza per "ristabilir l’ordine". L’"ordine di Varsavia".
Lo stroncamento del tentativo di reazione proletaria contro il tradimento in atto delle forze coniugate dei vecchi e dei nuovi traditori. Hanno autorizzato unicamente la difensiva; il diritto cioè ai loro aderenti di difendere la vita contro l’aggressione armata. Ma niente di più.
Per gli anarchici
della F.A.I., della C.N.T., l’"unico nemico" resta il "fascismo". Anche
oggi
che la "democrazia", che si esprime nel "Fronte Popolare", ha provocato
questo bagno di sangue. Ed ecco il Manifesto, che riproduciamo
integralmente,
limitandoci a sottolineare alcuni passi che ci sembrano i più salienti
e che meritano d’essere ritenuti.
Si diceva all’estero che la C.N.T. e la F.A.I. sono state le fomentatrici di tutti i torbidi; si diceva che gli anarchici fossero i responsabili di questa lotta fratricida che ha insanguinato le strade di Barcellona; si diceva pure che gli anarchici avessero attaccata la forza pubblica, il Governo della Generalità e le altre istituzioni statali e municipali.
Nulla di più menzognero e falso che tutte queste informazioni; e chi le propaga intenzionalmente non può essere che un fascista camuffato.
Ora che la normalità è stata ristabilita e che sono stati eliminati dalla vita pubblica tutti i responsabili della sommossa, ora che tutti i lavoratori sono tornati al lavoro e Barcellona ha ripreso l’aspetto normale, la C.N.T. e la F.A.I. intendono dare una esplicita spiegazione di quanto è successo.
Siamo autorizzati ad affermare che né la C.N.T., né la F.A.I., né altro organismo responsabile che dipenda da queste due organizzazioni, hanno rotto né hanno avuto la menoma intenzione di rompere il fronte antifascista. Esse continuano a collaborare, con piena lealtà, come lo hanno fatto fino ad oggi, con tutti i settori politici e sindacali che costituiscono il fronte antifascista.
Ciò è comprovato dal fatto che la C.N.T. continua a collaborare col Governo della Repubblica, col Governo della Generalità e collabora anche in tutte le municipalità.
Quando fu provocato il conflitto in Barcellona, tanto la Confederazione Regionale che la Nazionale fornirono ogni sorta di facilitazione al Governo per poterlo risolvere nel più breve tempo possibile. Nel secondo giorno arrivò a Barcellona il Segretario del Comitato Nazionale della C.N.T., e il ministro della Giustizia, esso pure membro eminente della C.N.T., ed ambedue hanno fatto quanto era umanamente possibile per fare cessare la lotta fratricida. Oltre i passi fatti verso gli elementi responsabili degli altri settori politici, essi hanno rivolto discorsi alla popolazione di Barcellona che tutti hanno potuto ascoltare e che non erano altro che inviti alla serenità, alla concordia, all’unità della nazione contro il nemico comune che è il fascismo.
Il segretario del C.N. Mariano Vasquez, nel suo discorso pronunciato il 4 maggio davanti al microfono della Generalità, ha detto fra l’altro: «Si deve al più presto por fine a quanto succede. Dobbiamo terminarlo perché immediatamente i nostri compagni che stanno al fronte sappiano che abbiamo la visione realistica del momento che traversiamo e possano guardar con sicurezza verso il nemico invece di dover guardare indietro acciocché ci si intenda. Tenete presente la situazione che traversiamo; che non può prolungarsi di un istante questa sensazione di instabilità alla retroguardia; che il fascismo non deve nutrire questa sicurezza. Cessate il fuoco, compagni!
«Ma che nessuno, assolutamente nessuno, intenda avvantaggiarsene. Siamo riuniti, dobbiamo arrivar a una soluzione; dobbiamo arrivar a un accordo e tutti insieme, perché è necessario, perché ciò lo richiede anche l’istinto di conservazione, di trovare questo punto di coincidenza fra tutte le forze antifasciste che formano il Governo della Generalità di Catalogna. Noi qui riuniti, particolarmente la Commissione Esecutiva della U.G.T. e il Comitato Nazionale della C.N.T. siamo accorsi per fronteggiare la grave situazione che Barcellona sta traversando e veniamo disposti a facilitare la ricerca del punto di coincidenza che permetta di por fine a una situazione della quale l’esclusivo beneficiante è il nemico comune: il fascismo».
Non solo il Comitato Nazionale, ma anche il Comitato Regionale hanno fatto tutto il possibile per facilitare la risoluzione di questo conflitto.
La stampa confederale di Catalogna lanciò più manifesti alla serenità e invitanti la popolazione a tornare al lavoro. Le note che dirigeva per radio ai sindacati, ai comitati di Difesa, ai comitati responsabili non rappresentavano altro che un invito alla serenità ed alla pacificazione degli animi.
Una prova di più che la C.N.T. non cercava rompere né ha rotto con il fronte antifascista è che quando si formò il nuovo governo di Catalogna, il 5 maggio, i rappresentanti della C.N.T. di Catalogna gli fornirono tutte le facilitazioni ed il Segretario di essa entrò a far parte del Governo.
Siamo pure autorizzati ad affermare che né la C.N.T. né la F.A.I. hanno attaccato in alcun caso la forza pubblica, né le istituzioni dello Stato, né della Generalità. Da nessun punto dove aveva responsabilità un membro della C.N.T. né da alcun punto da essa controllato è partito il primo colpo.
I membri responsabili della C.N.T. che erano alla testa del Consiglio di Difesa diedero ordine a tutte le forze che da esso dipendevano perché non intervenissero nel conflitto. E tutti vegliarono perché questi ordini fossero rispettati.
I compagni responsabili del Comitato di Difesa Confederale ordinarono a tutti i settori periferici di Barcellona che non si muovessero e non rispondessero alla provocazione, ordini che furono obbediti perché dalle barriere nessuno si portò al centro per reagire alla provocazione.
Il Comitato Regionale della C.N.T. e della F.A.I. dettero ordini categorici che in tutta la Catalogna nessuno si muovesse e non venisse in alcun modo turbato l’ordine.
Quando si trattò di trovare le soluzioni per ristabilire la normalità a Barcellona la C.N.T. e la F.A.I. furono le prime a offrire la loro collaborazione, furono le prime a lanciare la consegna di cessar il fuoco e patrocinarono la pacificazione. Quando il governo centrale decise di assumere la responsabilità dell’ordine pubblico, la C.N.T. fu una delle prime che pose a disposizione del delegato dell’Ordine Pubblico tutte le forze da essa controllate.
Quando il Governo Centrale stabilì di inviare la forza armata a Barcellona, per controllare le forze pubbliche che non potevano essere controllate, fu la C.N.T. a ordinare a tutte le sezioni di distretto di facilitar il passaggio di queste forze perché arrivassero a Barcellona e ristabilissero l’ordine.
Da tutto questo, può alcun affermare che è stata la C.N.T. a provocar questi disordini? Si può incolparla di essere stata essa ad insanguinar le strade di Barcellona?
La C.N.T. e la F.A.I. non hanno fatto altro che restare nell’aspettativa e in posizione di difesa. Quando il provocatore Rodriguez Salsa [Sala?] inviò due compagnie di assalto ad occupar la Telefonica, i compagni della C.N.T. che si trovavano in quell’edificio si difesero per quattro giorni in quelle posizioni. Quando gruppi della forza pubblica, a causa dell’opera di provocazione di Aalgudi [Aiguadé?] e dei suoi complici, attaccavano i sindacati e altre istituzioni operaie in cui si trovavano membri della C.N.T., questi si difesero. Quando gli stessi provocatori mossero all’attacco del Comitato Regionale i militanti si limitarono a respinger l’assalto, difendendosi.
La organizzazione confederale e la F.A.I., non solamente si mantennero nella posizione di difensiva, ma fecero tutto per ristabilir l’ordine pubblico e smascherar i provocatori. Molti sono stati i lacci che quest’ultimi ci hanno teso, però la C.N.T. si è mantenuta ferma nelle sue posizioni e non si è lasciata provocare. Non è caduta nel tranello che aveva ramificazioni su scala regionale, nazionale ed internazionale, e, mantenendo le sue posizioni, ha fatto tutto il necessario affinché i provocatori Rodriguez Salas e Aiguade fossero allontanati dai posti di responsabilità. Una volta ciò ottenuto tutto si normalizzò ed oggi la C.N.T. e la U.G.T., unite alle altre forze nettamente antifasciste, hanno costituito una commissione che sta appurando i fatti successi e sta ristabilendo la normalità.
Una volta chiarite le cause degli avvenimenti e identificati i responsabili di essi, il popolo di Barcellona è tornato al lavoro. Tutti, con più grande tensione ed energia, dedicano ora i loro sforzi a combattere il fascismo, perché esso è l’unico nemico dei lavoratori di Catalogna.
Tutti i lavoratori di Catalogna sono tornati al lavoro con questa
parole
d’ordine:
Non più provocatori nella retroguardia!
Unità tra la C.N.T. e la U.G.T.!
Morte al fascismo!
Barcellona, 8 maggio 1937.
PROLETARI!
Il 19 luglio 1936 i proletari di Barcellona SPROVVISTI DI ARMI domarono l’attacco dei reggimenti di Franco ARMATI FINO AI DENTI.
Il 4 maggio 1937, questi stessi proletari MUNITI D’ARMI hanno lasciato sul selciato un numero molto più elevato di vittime di quante ne perdettero per conquistare la vittoria contro Franco, ed è il governo antifascista comprendente fino agli anarchici e ricollegantesi al P.O.U.M., attraverso numerose ruote del suo apparato, è questo governo che ha scatenato la marmaglia delle forze repressive contro gli operai.
Il 19 luglio i proletari di Barcellona erano una forza invincibile. La loro lotta di classe indipendente dallo Stato borghese si ripercosse nel seno dei reggimenti di Franco dove essa determinò una indipendenza analoga e di classe dei soldati contro i loro generali: lo sciopero inchiodò una molla di sicurezza nei fucili e nei cannoni di Franco che fu così sconfitto.
La storia non conosce che degli intervalli fuggevoli nel corso dei quali gli organismi del proletariato possono limitarsi a tenere una posizione di semplice autonomia verso lo Stato capitalista; alcuni giorni dopo il 19 luglio, gli avvenimenti arrivarono al bivio. Ebbene il proletariato passava alla fase superiore della sua lotta per la distruzione dello Stato borghese, oppure questo Stato ricostituiva di nuovo le maglie della sua oppressione sanguinosa sul proletariato. In questa fase della lotta nella quale l’istinto non basta più e la coscienza diviene l’elemento determinante, gli operai non possono salvarsi e vincere che alla condizione di sviluppare in tutta la sua ampiezza, il lavoro penoso maturato nel corso di numerosi anni, il lavoro che essi avevano fatto attraverso le frazioni al fine di costruire il partito di classe. L’angosciosa tragedia del proletariato di Spagna è la taglia che esso deve pagare a causa della sua immaturità a creare il partito di classe, il cervello che, SOLO, può dare forza di vita a tutti i membri del suo corpo sociale.
Nei corso dei primi giorni della lotta, degli organismi autonomi degli operai erano cresciuti dal terreno di classe dove il proletariato si trovava e combatteva. Nella seconda fase della lotta, il dilemma si pose in tutta la sua terribile significazione: o completare, attraverso la lotta politica contro lo Stato capitalista, i successi ottenuti nell’ordine economico e militare, oppure vedere questi successi liquefarsi negli organi dello Stato capitalista.
Le classi lottano con i mezzi di lotta che sono loro imposti dalle situazioni ed il grado della loro tensione. In faccia ad un incendio di classe, il capitalismo non poteva nemmeno pensare a fare ricorso ai metodi classici della legalità. Quello che lo minacciava era l’indipendenza della lotta operaia, la sua lotta autonoma potente raggiungere l’altra tappa della lotta per la rivoluzione. Quello che gli era necessario era di ricucire le fila del suo controllo sugli sfruttati. Queste fila che furono una volta della magistratura, della polizia, delle prigioni, divennero, nella situazione estrema di Barcellona, i Comitati di Milizia, le industrie socializzate, i sindacati gerenti dei più importanti dipartimenti dell’economia, le pattuglie di vigilanza.
Gli avvenimenti riposero di nuovo il dilemma che aveva condotto al disastro il proletariato d’Italia e di Germania. Gli operai conservano alla loro classe l’organismo che conquistano nella lotta contro il nemico alla condizione di dirigerlo contro lo Stato, la macchina dell’oppressione della borghesia. Gli operai fecondano il loro boia di domani, se essi non hanno la forza di vincere il nemico che vuole attirarli nell’apparato della sua dominazione. La milizia proletaria del 19 luglio è un organismo proletario, la milizia "proletaria" della settimana seguente è un organo capitalista appropriato alla situazione del momento. Per riuscire nel suo piano cinico e sanguinoso, la borghesia potette fare ricorso ai centristi, ai socialisti, alla C.N.T., alla F.A.I., al P.O.U.M. che fecero credere agli operai che LO STATO CAMBIAVA DI NATURA PERCHÉ IL PERSONALE CHE LO GESTIVA AVEVA CAMBIATO DI COLORE. Il capitalismo, dissimulantesi sotto la bandiera rossa, si apprestava di nuovo a sortire la spada della sua repressione ed il 4 maggio è stato preparato da tutte le forze che, il 19 luglio, spezzarono la schiena di classe al proletariato spagnolo. Il figlio di Noske e della Costituente di Weimar è Hitler, il figlio di Giolitti e del controllo sulla produzione è Mussolini, il figlio degli anarchici, socialisti, centristi, P.O.U.M. spagnuoli, della socializzazione, delle milizie "proletarie", è la carneficina del 4 maggio di Barcellona.
Solo il proletariato russo rispose alla caduta dello czarismo con l’Ottobre 1917, perché lui solo pervenne a costruire il partito di classe maturato dal precedente lavoro di frazione.
PROLETARI!
È sotto la direzione di un governo sostenuto del Fronte Popolare che Franco aveva minuziosamente preparato il suo attacco. È nella via di una conciliazione che Barrios cerca, il 19 luglio, di formare un ministero unico per dirigere gli affari del dominio del capitalismo, ministero unico sotto la direzione di Franco e sotto la direzione mista del suo personale di destra e di sinistra, fraternamente uniti. È la rivolta operaia di Barcellona, di Madrid, delle Asturie, che obbliga il capitalismo a sdoppiare il ministero e ad incaricare quello repubblicano e l’altro militare di due funzioni intimamente legate da una complicità indissolubile.
Dovunque Franco non era arrivato ad ottenere la sua vittoria immediata il capitalismo vi chiamò a seguirlo per combattere il fascismo. Crudele tranello che voi avete pagato con delle migliaia di vostre vittime. Voi avete creduto ai pifferi del Fronte Popolare e dei suoi annessi che, senza lottare contro il governo repubblicano e capitalista, sotto la sua direzione, controllandolo, voi potevate schiacciare il figlio legittimo del capitalismo: il fascismo.
E voi siete partiti per i colli dell’Aragona, le montagne di Guadarrama, delle Asturie per la vittoria della guerra antifascista. Ancora una volta, come nel 1914, è sui vostri corpi, sulle vostre vite, che la storia ha scavato la terribile, fatale e sanguinosa opposizione di classe. I Fronti Militari, una necessità imposta agli operai dalle situazioni? No, una necessità per il capitalismo per accerchiarvi e schiacciarvi: il 4 maggio 1937 ha luminosamente provato che la necessità per il proletariato era di combattere contro il suo nemico repubblicano allo stesso titolo che contro Franco. I Fronti Militari erano i vostri cimiteri perché erano i fronti del capitalismo contro il proletariato. A questa guerra non potevate opporre che la divisa del proletariato russo consistente ad agire per la disfatta militare dei due governi: quello di Franco, l’altro repubblicano per trasformare la guerra del capitalismo contro il proletariato in guerra civile della classe operaia lottante per la distruzione dei due tronchi dello Stato borghese.
La Frazione italiana sola, in un isolamento crudele che doveva temperare l’unica solidarietà della corrente della Lega dei Comunisti Internazionalisti di Belgio, che fondò in seguito la "frazione belga della sinistra comunista internazionale", queste due correnti sole gettarono l’allarme mentre dappertutto si gridava alla necessità di salvaguardare le "conquiste della rivoluzione", di battere Franco per meglio combattere Caballero in seguito, di coprirsi dei galloni della rivoluzione partendo per i Fronti Militari. Gli avvenimenti di Barcellona hanno dato una lugubre conferma alle nostre primitive posizioni ed è con una crudeltà eguale a quella di Franco che il Fronte Popolare, integrantesi agli anarchici e al P.O.U.M., si è gettato sugli operai insorti del 4 maggio 1937!
Le vicissitudini delle battaglie militari sono state altrettante occasioni per il governo repubblicano di rinforzare il suo controllo sugli sfruttati. In mancanza di una politica cosciente e di classe per la disfatta militare, i successi, come gli scacchi militari dell’armata repubblicana, sono stati impiegati dal nemico all’unico scopo della strage dei operai. A Badajoz, Irun, Toledo, St. Sebastiano, la disfatta repubblicana rappresentava la cessione da parte del Fronte Popolare dei corpi dei proletari disarmati a Franco che poteva così sterminarli, mentre, per riflesso, il governo repubblicano profittava della sconfitta per saldare i legami dell’Unione Sacra sotto il pretesto che una armata centralizzata e disciplinata era necessaria per vincere la guerra antifascista. D’altra parte, la vittoriosa resistenza di Madrid contro Franco, fornisce l’occasione a Caballero e Companys per un primo attacco del Fronte Popolare che potette sbarazzarsi del suo servitore di ieri, il P.O.U.M., e preparare l’attacco del 4 maggio 1937. La caduta di Malaga saldò nuovamente le file sanguinose dell’Unione Sacra ed è la vittoria militare di Guadalajara che apre il periodo che doveva concludersi con la carneficina di Barcellona. Dappertutto si gridava al Piano della Vittoria ed è in un’atmosfera di ubbriacatura di guerra antifascista che si preparò l’attacco del 4 maggio.
Frattanto in tutti i paesi, la guerra del capitalismo contro il proletariato in Ispagna alimentava la repressione crudele contro gli operai. I morti fascisti ed antifascisti di Spagna portavano nella loro tomba gli assassinati di Mosca, i mitragliati di Clichy, mentre evocando l’ecatombe dei proletari antifascisti i traditori hanno spinto gli operai di Bruxelles a bloccare con il loro capitalismo nelle elezioni dell’11 aprile 1937.
"Le armi per la Spagna", tale è stata la parola d’ordine centrale che gli operai di tutti i paesi hanno inteso dai loro traditori. E queste armi hanno tirato sugli operai di Barcellona! La Russia che aveva inviato le armi per i successi della guerra antifascista ha rappresentato l’ossatura capitalista per il recente massacro. Agli ordini di Staline, che sbavò la sua rabbia antisocialista il 5 marzo, il P.S.U.C. di Catalogna prese l’iniziativa della strage. Ancora una volta, come nel 1914, le armi dovevano servire al capitalismo perché gli operai uccidano i loro fratelli di classe invece di servire alla distruzione del regime dell’oppressione capitalista.
PROLETARI!
Gli operai di Barcellona hanno ripreso, il 4 maggio 1937, il cammino che avevano improntato il 19 luglio e donde il capitalismo li aveva potuto sloggiare appoggiandosi sul Fronte Popolare e su tutti i suoi annessi. Essi hanno fatto sciopero dappertutto, anche in quelle che furono loro presentate dai traditori come "conquiste della rivoluzione". Essi hanno lottato contro il governo repubblicano allo stesso titolo che avrebbero lottato contro il governo di Franco. Ed il governo repubblicano ha risposto con altrettanta selvaggeria come ha fatto Franco a Badajoz, Irun, mentre il governo di Salamanca non ha affatto approfittato dell’indebolimento del fronte di Aragona per scatenare un attacco militare perché ha sentito che il suo complice di sinistra faceva ammirevolmente bene il servizio di boia del proletariato.
Sfinito da dieci mesi di guerra, di collaborazione di classe, i cui artefici erano stati la C.N.T., la F.A.I., il P.O.U.M., il proletariato di Barcellona ha subito una disfatta terribile. Ma questa disfatta è altresì una tappa della vittoria del proletariato, un momento della sua emancipazione perché essa marca la fine di tutte le ideologie che avevano permesso al capitalismo di salvare il suo regime scosso dal gigantesco soprassalto proletario del 19 luglio.
I proletari caduti il 4 maggio non possono essere rivendicati da alcuna delle organizzazioni che, il 19 luglio, permettendo l’estirpazione del proletariato dal suo terreno di classe, e gettandolo nel terreno opposto del capitalismo e dell’antifascismo, preparò così il 4 maggio 1937.
I proletari caduti appartengono al proletariato ed unicamente ad esso. Questi proletari rappresentano le membrane del cervello della classe operaia mondiale, del partito di classe della rivoluzione comunista.
Gli operai del mondo intero si inclinano su tutti i morti e ne sollevano i cadaveri contro tutti i traditori: quelli di ieri, come quelli di oggi. Il proletariato mondiale saluta, in Berneri, uno dei suoi, e la sua immolazione sull’ideale anarchico, il suo cadavere è una protesta contro una scuola politica che è crollata nel corso degli avvenimenti di Spagna: è sotto un governo a partecipazione anarchica che la polizia ha ripetuto, sul corpo di Berneri, le gesta di Mussolini sul corpo di Matteotti.
PROLETARI!
Il massacro di Barcellona è il battistrada di repressioni ancora più violente sugli operai di Spagna e di tutto il mondo, ma esso è altresì il segno annunciante le tempeste sociali in altri paesi. Il capitalismo ha dovuto consumare, in dieci mesi solamente, il capitale che teneva in riserva per impiegarlo al fine di demolire il proletariato e di sconvolgere il lavoro che esso compie per fondare, attraverso il suo partito di classe, l’arma della sua emancipazione, della costruzione della società comunista. Centrismo ed anarchismo hanno raggiunto la socialdemocrazia: essi sono, in Ispagna, arrivati al termine della loro evoluzione, come la Seconda Internazionale, che fu ridotta allo stato di cadavere dalla guerra del 1914.
Una battaglia internazionale e sul fronte capitalista, si è svolta in Ispagna: quella del fascismo e dell’antifascismo, una battaglia che, perché si è sviluppata attraverso la forma estrema delle armi, rivela altresì una tensione estrema dei rapporti di classe su scala internazionale.
I morti di Barcellona sgomberano il terreno per la costruzione del partito di domani della classe operaia. Tutte le forze politiche che hanno chiamato gli operai a lottare per estrarre la lotta per la rivoluzione da una guerra del capitalismo contro il proletariato si trovano ormai TUTTE dall’altro lato della barricata e, davanti agli operai di tutto il mondo si apre, luminoso, l’orizzonte nel quale i morti di Barcellona hanno scritto, con il loro sangue, una nuova pagina che si aggiunge a quelle che scrissero i morti del 1914-18: la lotta degli operai è proletaria alla sola condizione di dirigersi contro il capitalismo ed il suo Stato, essa serve gl’interessi del nemico se non si dirige contro di esso, in tutti gli istanti, in tutti i campi, in tutti gli organismi che le situazioni fanno sorgere e che diventano degli strumenti del nemico se essi non restano in opposizione costante contro di esso.
Il proletariato mondiale lotterà contro il capitalismo anche quando questo passerà alla repressione contro i suoi servitori di ieri. È la classe operaia e giammai il suo nemico che è incaricata di liquidare il conto di quelli che hanno espresso una fase della sua evoluzione, un momento della lotta per l’emancipazione dalla schiavitù del capitalismo.
La battaglia internazionale del capitalismo contro il proletariato che si svolge in Ispagna apre un nuovo capitolo internazionale della vita delle frazioni in tutti i paesi. Il proletariato mondiale che continua a combattere contro i costruttori d’Internazionali, sa che può fondare questi organismi unicamente quando le situazioni determinano uno sconvolgimento dei rapporti di classe aprendo così la via alla rivoluzione comunista. Ma, sul fronte di una battaglia internazionale che annuncia lo scoppio di tormente rivoluzionarie in altri paesi, il proletariato mondiale sente che il momento è venuto di procedere alla costruzione del primo legame internazionale delle frazioni della sinistra comunista.
PROLETARI DI TUTTI I PAESI!
La vostra classe è invincibile, essa rappresenta il motore dell’evoluzione storica; gli avvenimenti di Spagna lo provano giacché è la vostra classe unicamente che ha formato la posta di avvenimenti che hanno sconvolto il mondo intero.
Non è la disfatta che può scoraggiarvi: da questa disfatta ritirerete l’insegnamento per la vittoria di domani.
Sulle vostre basi di classe ricostituirete la vostra unità al di là delle frontiere e contro tutte le mistificazioni del nemico capitalista!
Ai tentativi di compromissione per concludere la guerra nella "pace sociale" dello sfruttamento capitalista, rispondete con la fraternizzazione degli sfruttati dei due eserciti, per la lotta simultanea contro il capitalismo!
In piedi per la lotta rivoluzionaria in tutti i paesi!
Viva i proletari di Barcellona che hanno voltato, con il loro sangue, una nuova pagina del libro della Rivoluzione comunista!
Avanti per la costituzione del Bureau Internazionale delle frazioni di sinistra in tutti i paesi!
Solleviamo lo stendardo della rivoluzione comunista, che i boia fascisti ed antifascisti sono incapaci di distruggere. I proletari cadono in tutti i paesi per trasmetterlo ai loro fratelli che continuano la lotta. Il capitalismo ha trinciato delle centinaia di mani che lo tenevano a Barcellona!
Siamo degni dei nostri fratelli caduti!
Viva la rivoluzione comunista nel mondo!
LE FRAZIONI BELGA E ITALIANA DELLA SINISTRA COMUNISTA INTERNAZIONALE.