Partito Comunista Internazionale Indice studi africani


Africa nera
Barbarie del capitalismo


(Il Programma Comunista, n. 4 del 1973)



Lo Stato francese e il Ciad

Mentre Pompidou esprimeva a Mosca «la profonda inquietudine ispiratagli dal prolungarsi della guerra di Indocina» (“Le Monde” del 14/15 gennaio), mentre a Parigi Sinistra Unita stigmatizzava la “barbarie” dell’intervento americano nel Vietnam, Michel Debré si congratulava con le truppe francesi operanti nel Ciad. Com’è noto, in questo “libero” Paese, l’esercito francese pratica allegramente il saccheggio, semina la fame e le epidemie, uccide e massacra in difesa della sua posizione strategica nel cuore dell’Africa e a salvaguardia delle imposte pagate dai villaggi. Insomma, tutela gli interessi della democraticissima “France éternelle”. Ma questa guerra non suscita affatto lo sdegno dei democratici e degli antimperialisti delle metropoli…

Non ce ne stupiamo. È un fatto che i borghesi sono antimperialisti: si oppongono all’imperialismo altrui! È parimenti un fatto incontestabile che la democrazia piccolo-borghese e la sua coda “operaia” (sedicente socialista, comunista ecc.) sono antimperialiste nella sola misura in cui non creano imbarazzi al proprio Stato, alla cui direzione aspirano.

Quanto al proletariato, esso potrà emanciparsi solo lottando contro il proprio Stato e l’oppressione da questo perpetrata!


A Duala e altrove: come si diventa proletari

Sui primi del secolo XVI, in Inghilterra, Tommaso Moro descriveva nella sua Utopia l’alternativa offerta ai contadini espropriati: «Dopo che avranno speso in poco tempo il ricavato vagando qua e là, alla fine non resta loro che darsi al furto, per finire giustamente sulla forca, oppure girovagare mendicando; ma anche così vengono gettati in carcere come vagabondi, colpevoli di andarsene d’attorno senza far nulla». Marx, che riprende questa descrizione nel Capitale, aggiunge che sotto Enrico VIII ben 72.000 di questi infelici vennero impiccati.

Oggi, «in Camerun, come un po' dovunque in Africa, il banditismo prende proporzioni inquietanti, soprattutto nei grandi agglomerati urbani» (“Le Monde”, del 1° gennaio). È per questo che le impiccagioni di ladri sulle pubbliche piazze sono d’uso corrente dopo la fine della guerra in Nigeria? Nell’Africa centrale, alcuni mesi fa, ai ladri si tagliava la mano. Nella Guinea, si è soliti tagliar loro il braccio “dalla spalla in giù”. Alla fine di dicembre, nel Camerun, la corte d’assisi di Douala ha pronunciato 21 condanne a morte per furto.

Beninteso, in queste esecuzioni i borghesi vedono una prova della “barbarie dei popoli di colore”. Dimenticano che la loro civiltà è nata proprio grazie a queste forme di barbarie, e che esse sono oggi l’effetto della sua sopravvivenza.

Mentre nel Ciad il capitalismo (tramite lo Stato francese e la sua succursale locale) si adopera ancora per introdurre il mercantilismo mediante l’esattore delle imposte, con a fianco un paracadutista a destra e un legionario a sinistra, nei paesi in cui la penetrazione del mercantilismo comincia a far sentire i suoi “benefici” effetti con l’espropriazione dei contadini, esso deve, come ieri in Europa, dirigere verso la vendita della forza lavoro il fiume di operai privati dei loro mezzi di lavoro, tagliati così fuori da ogni altra possibile via per sopravvivere. Perciò in Camerun (anche qui tramite lo Stato francese e la sua succursale locale), si impiccano in massa ladri e vagabondi. Né la vita per i “fortunati” che hanno trovato lavoro (v’è un disoccupato su due abitanti nelle grandi città), è più allegra. A Édéa (fabbrica di alluminio presso Douala), l’anno scorso, gli operai sono stati spinti a ribellarsi dalle condizioni di lavoro, e nel cortile dello stabilimento sono stati fucilati gli animatori della manifestazione!

Il capitalismo nasce, si sviluppa e sopravvive col ferro e col fuoco: non altrimenti dovrà perire! Esso è sempre lo stesso; il programma dell’emancipazione del proletariato rimane, egualmente, identico!