Partito Comunista Internazionale
il Partito Comunista Internazionale N. 432 - anteprima

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Aggiornato al 6 febbraio 2025

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DISTINGUE IL NOSTRO PARTITO: – la linea da Marx a Lenin, alla fondazione della III Internazionale, a Livorno 1921, nascita del Partito Comunista d’Italia, alla lotta della Sinistra Comunista Italiana contro la degenerazione di Mosca, al rifiuto dei fronti popolari e dei blocchi partigiani – la dura opera del restauro della dottrina e dell’organo rivoluzionario, a contatto con la classe operaia, fuori dal politicantismo personale ed elettoralesco
PAGINA 1 Genova, 6 febbraio: Lotta e sindacato di classe contro sangue e sfruttamento operaio
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Per il sindacato di classe
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Genova, giovedì 6 febbraio
Lotta e sindacato di classe
contro sangue e sfruttamento operaio

Lorenzo, operaio, è morto a 36 anni in bacino schiacciato dall’elica di prua. Questa la tragedia occorsa ieri alle Riparazioni Navali.

Ogni giorno in Italia 3 operai muoiono sul lavoro. Questa strage è presentata come evento ineluttabile nel quadro “normale” del lavoro. È invece la manifestazione chiara e tragica dello sfruttamento e dell’oppressione della classe operaia. Della normale schiavitù del lavoro salariato.

Le morti sul lavoro sono, nella grande maggioranza dei casi, conseguenza della organizzazione capitalistica del lavoro, cioè della fretta, del risparmio sui costi, della catena degli appalti e subappalti per ingrassare padroni e padroncini e dividere gli operai, in ultima istanza, della corsa al massimo profitto, a ogni costo, innanzitutto sulla pelle dei lavoratori. Oltre mille morti sul lavoro in Italia sono la cifra della guerra di classe di questa società: classe lavoratrice contro classe borghese.

Queste affermazioni, nell’ipocrita mondo borghese non piacciono e non vanno di moda. La classe operaia – dicono anche a sinistra – non esiste più. I capi di Cgil Cisl e Uil nemmeno la nominano, la classe operaia. Però esiste eccome quando serve ai profitti, e se 3 operai muoiono ogni giorno!

Quel che è vero – e non da oggi – è che la classe lavoratrice è debole. Così debole che non riesce a lottare per difendersi dalle leggi del profitto. Così debole che non riesce a lottare come classe sociale unita, con interessi distinti e opposti a quelli della classe borghese.

Di questa debolezza la responsabilità principale è dei falsi partiti operai – che ormai nemmeno si proclamano più tali – e dei sindacati che hanno diretto e che continuano a dirigere. Quei partiti e questi sindacati predicano – e praticano – la pace sociale, la collaborazione di classe, la conciliazione degli interessi delle aziende e dell’economia della nazione (cioè dell’economia capitalistica) con gli interessi dei lavoratori salariati. Che in pratica si risolve nell’aumentare lo sfruttamento.

Per frenare il sangue e lo sfruttamento occorre ricostruire un autentico sindacato di classe, non compromesso coi vertici aziendali e istituzionali, che organizzi scioperi unendo i lavoratori al di sopra delle divisioni fra aziende e categorie. Scioperi non simbolici e cronometrati, di poche ore, ma che blocchino produzione e servizi per più giorni. Scioperi che abbiano per obiettivo le rivendicazioni che interessano e uniscono tutti i lavoratori, che difendano anche la loro salute e la loro sicurezza, quali, innanzitutto:
     - forti aumenti salariali, maggiori per categorie e qualifiche peggio pagate
     - riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario
     - smantellamento del sistema degli appalti e subappalti.

Su questo terreno di lotta i militanti sindacali e i lavoratori combattivi devono battersi per unire l’azione dei sindacati di base (Usb, Cub, SI Cobas) – nati in reazione al tradimento dei sindacati tricolore – con le minoranze conflittuali nella Cgil, in un fronte unico sindacale di classe, primo passo per la rinascita del sindacato di classe fuori e contro i sindacati di regime. Solo la lotta renderà giustizia agli operai sacrificati sull’altare del profitto.